L’emozione e la solidarietà con Israele suscitate da questo massacro non sono durate un attimo. La risposta immediata delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), sotto lo slogan dello sradicamento e della distruzione di Hamas, ha trasformato questa iniziale e presunta simpatia per Israele in una crescente condanna dei suoi massicci attacchi ai rifugi dei terroristi. Le molteplici prove raccolte dai soldati israeliani che dimostrano che i terroristi di Hamas non hanno esitato a utilizzare scuole, ospedali e altre strutture pubbliche per allestire basi mobili e piattaforme di lancio per missili e droni, precedentemente fornite dai loro mentori iraniani, sembravano non contare nulla. Allo stesso tempo, il conteggio quotidiano delle vittime palestinesi da parte della stessa Hamas (più di 45.000 morti e quasi 110.000 feriti entro la fine del 2024) tendeva a oscurare e mascherare la responsabilità dello scoppio di questa guerra, alla quale si sono presto aggiunte altre organizzazioni sostenute dall’Iran e guidarono organizzazioni terroristiche, come la Jihad islamica, Hezbollah e gli Houthi nello Yemen.
Non ci volle molto per l’esplosione dell’antisemitismo che ne seguì. Lo riferisce Yossi Lempkowicz, caporedattore della European Jewish Press con sede a BruxellesOgni quindici minuti in Europa si verifica un episodio di antisemitismocomponendo “una cortina oscura di livelli record di odio antiebraico”. Tanto che “se i governi europei non affrontano il problema, assisteremo ad un esodo di massa degli ebrei”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il recente pogrom di Amsterdam, durante il quale tifosi israeliani che assistevano a una partita di calcio sono stati inseguiti e aggrediti per le strade della città olandese.
Yossi Lempkowicz, già citato, afferma che l’esplosione dell’antisemitismo non viene dal nulla, ma da “normalizzazione dell’odio verso gli ebrei”. Egli sostiene la sua tesi affermando che si tratta di un processo graduale, che si è tradotto prima nella comparsa di un numero crescente di svastiche durante le manifestazioni, poi in accuse diffamatorie di genocidio, e infine con la negazione del diritto all’esistenza dell’unico Stato ebraico nel mondo, scandito da slogan amplificati anche da funzionari governativi (la vicepresidente spagnola Yolanda Díaz, per esempio), come “La Palestina dal fiume al mare”, E niente affatto graffiti innocenti come “Kill a Jew”. Tutto ciò è accompagnato da crescenti vessazioni nei confronti degli ebrei nei campus universitari, dove le richieste di una “intifada globale” sono cresciute in modo esponenziale.
Per l’Associazione Ebraica Europea, “L’antisemitismo in Europa è il peggiore dalla seconda guerra mondiale, al punto da spingere l’Ue nel suo complesso e i suoi Stati membri a “dichiarare un periodo di emergenza di sei mesi” per combattere l’antisemitismo.
L’EJNA chiede misure speciali per garantire la protezione delle comunità ebraiche in tutta Europadopo aver stabilito che “i valori fondamentali – la tolleranza, il rispetto reciproco, la libertà di identificarsi, di essere e di vivere – non possono più essere dati per scontati dagli ebrei d’Europa”.
La percepita gravità del problema ha portato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar, che è anche il leader del partito Nuova Speranza, a sollecitare il primo ministro Benjamin Netanyahu a preparare Israele alla crisi. un aumento significativo dell’immigrazione ebraica di massa, nota come aliyah.
Per M. Saar, “L’ondata globale di antisemitismo richiede un piano nazionale globale che includa il miglior assorbimento possibile di un’ondata di immigrazione così massiccia”. Il ministro ha indicato soprattutto il Regno Unito e la Francia come i principali paesi da cui partono i cittadini ebrei, ma ha avvertito che il fenomeno si sta estendendo anche ad altri paesi dell’Ue. Lo scorso novembre, Londra ha visto la più grande manifestazione di protesta dal 1936 contro il crescente odio verso gli ebrei. In Francia, molti funzionari hanno chiesto una risposta collettiva dell’UE a quella che hanno descritto come “una delle peggiori epidemie di antisemitismo della storia recente”.
Nello stesso mese di novembre, un rapporto del Ministero israeliano della Diaspora concludeva che, dal massacro del 7 novembre 2023, più del 98% degli ebrei residenti in Europa hanno riferito di essere stati vittime di episodi di antisemitismo nella loro vita quotidiana.
Se questa massiccia aliyah sarà confermata e avrà luogo, il governo israeliano dovrà adottare molte misurela più importante delle quali è fornire alloggi a questa immigrazione, che potrebbe innescare nuove controversie su questi insediamenti.