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I fatti risalgono alla notte tra il 7 e l’8 novembre. Una pattuglia della polizia viene chiamata in un albergo vicino all’imbocco dell’autostrada a Pau e si imbatte in due uomini che si rincorrono: il guardiano notturno dell’hotel e Mamadou Diallo. E fin dall’inizio non si capisce bene perché quest’ultimo abbia aggredito il guardiano. Spiega che era stato aggredito, che aveva paura e che voleva partire per Tolosa. Non si sentiva al sicuro in questo hotel. È visibilmente ubriaco.
Fatti “inquietanti”.
Né si comprendono le ragioni della sua ribellione contro la polizia, uno dei quali si è ferito l’indice mentre cercava di controllare Mamadou, che ha lottato come un dannato durante il suo arresto. La situazione è diventata tesa al punto che uno degli agenti è stato costretto a colpirlo in faccia per fargli lasciare la cintura di un collega, che aveva le mani molto vicine all’arma d’ordinanza dell’agente di polizia.
Riportato infine in questura, il trentenne rifiuta il campione biologico che un agente di polizia deve prelevare. Si lancia contro un altro poliziotto che afferra per il giubbotto. Entrambi gli uomini sono a terra e devono intervenire i colleghi. Per le parti civili, Me Héloïse Begué evoca fatti “inquietanti” sia per il guardiano notturno che per gli agenti di polizia.
Non ci saranno ulteriori spiegazioni in tribunale. I commenti sono “incoerenti, sconnessi e contraddittori”, nota il sostituto procuratore Orlane Yaouanq. “E chiede il permesso di soggiorno dopo aver attaccato i simboli dell’autorità”, si lamenta. La polizia non intende essere lo sfogo per i problemi psicologici, alcolici e caratteriali del signor. »
In difesa, Me Macri cerca di individuare un “delirio di persecuzione” e una “paranoia” in cui l’esperto psichiatra ha diagnosticato solo impulsività. Mamadou Diallo viene condannato a 6 mesi di carcere. Ricevette inoltre, a seguito delle requisizioni, l’interdizione definitiva dal territorio francese.