Tribuno eccezionale, provocatore sulfureo della crociata contro l’immigrazione, condannato per antisemitismo, il politico francese Jean-Marie Le Pen è morto martedì, all’età di 96 anni, dopo aver fatto uscire l’estrema destra francese dalla sua marginalità.
• Leggi anche: Jean-Marie Le Pen muore all’età di 96 anni
L’ex paracadutista è entrato nella memoria collettiva con una benda nera sull’occhio sinistro ferito, coltivando fin da giovane un’immagine provocatoria e trasgressiva.
E fino alla fine, il fondatore del Fronte Nazionale (divenuto Raggruppamento Nazionale nel 2018) non ha espresso alcun rammarico per gli slittamenti, controllati o meno, che gli sono valsi diverse condanne: le camere a gas descritte come “un punto di dettaglio della storia del dalla Seconda Guerra Mondiale” (1987) alla “disuguaglianza razziale” (1996), inclusa l’occupazione tedesca della Francia, “non particolarmente disumana” (2005) o l’attacco fisico di un oppositore socialista (1997).
Fu anche condannato alla fine degli anni ’60 per essersi scusato per crimini di guerra dopo aver pubblicato un disco di canzoni del Terzo Reich. “Sono un uomo libero”, ha ripetuto, preoccupato per il suo atteggiamento anti-sistema anche se ciò significava emarginarsi.
Jean-Marie Le Pen voleva il potere? “Credo che nel profondo non volesse governare”, ha detto il giornalista Serge Moati, che lo ha seguito per 25 anni. «L’essere stato considerato un reprobo, un escluso, un antisistema, di fatto lo ha aiutato e paradossalmente gli ha regalato una popolarità che via via si è tradotta nelle urne».
“Fanculo la merda”
Il 21 aprile 2002, sconvolse la classe politica e gran parte dell’opinione pubblica francese arrivando al secondo turno delle elezioni presidenziali alle spalle del dimissionario Jacques Chirac. Quest’ultimo è stato in gran parte rieletto dopo massicce manifestazioni contro l’estrema destra.
Ma Jean-Marie Le Pen avrà reinventato un’estrema destra francese fino a quel momento squalificata dalla collaborazione con l’occupante nazista, e avrà aperto la strada all’ascesa di movimenti nazionalisti e populisti in Europa.
Afp
Nato il 20 giugno 1928 a La Trinité-sur-Mer (nord-ovest), ha perso il padre, pescatore, all’età di 14 anni, morto in mare gettandosi su una mina.
Studente di giurisprudenza a Parigi, combattente, predilige l’attivismo e coltiva amicizie colorate, come il cineasta della New Wave Claude Chabrol, impegnato a sinistra, che vedeva in lui un “magnifico pasticcio”.
Impegnato nei paracadutisti della Legione Straniera, Le Pen andò a combattere in Indocina, dove strinse amicizia con una futura leggenda del cinema, Alain Delon.
Afp
Tornato in Francia, fu eletto deputato nel 1956 e divenne il membro più giovane dell’Assemblea nazionale. Poi riparte, questa volta per l’Algeria, dove verrà accusato di tortura, cosa che ha sempre contestato.
“Demonizzazione”
Anticomunista viscerale, sostenitore dell’Algeria francese, Le Pen frequenta l’estrema destra. Nel 1972 fu nominato capo di un nuovo partito che riuniva i neofascisti: il Fronte Nazionale.
Il movimento ristagnava per poi esplodere nel 1983, con un tema ossessivo: “Un milione di disoccupati è un milione di immigrati di troppo”.
Con il suo slogan preferito “Il francese prima”, questo oratore si autoproclama paladino dei “piccoli”, lui che è diventato milionario ereditando la fortuna del suo amico Hubert Lambert.
Afp
Ma chi gestisce il Fronte Nazionale come “una bottega di famiglia” deve affrontare le divisioni. Alla fine degli anni ’80, la moglie e la madre delle sue tre figlie lo abbandonarono improvvisamente per posare nuda sulla rivista Playboy.
Dieci anni dopo, rinnegò in diretta televisiva la sua promessa figlia, Marie-Caroline, che sosteneva un rivale all’interno del partito.
È infine la più giovane, Marine, a prendere il testimone nel 2011. Lei prima proclama la sua lealtà prima di escludere nel 2015, dopo l’ennesimo errore antisemita, questo padre divenuto imbarazzante per il suo progetto di “demonizzazione” della l’estrema destra.
“Ottimo sostituto”
Cambia nome al partito e comincia a banalizzarlo. “Un suicidio”, secondo Jean-Marie Le Pen, che aveva teorizzato l’incontro di tutta l’estrema destra.
Si ritira nelle sue Memorie, dove ritorna ai suoi temi preferiti, come la “grande sostituzione” della popolazione francese con l’immigrazione.
Negli ultimi anni, Jean-Marie Le Pen ha intrattenuto a palate. Aveva suggerito di votare per il candidato di estrema destra Eric Zemmour nelle elezioni presidenziali del 2022.
Un infarto un anno dopo lo costrinse a rinunciare alla vita sociale. Dal febbraio 2024, le sue tre figlie Marie-Caroline, Yann e Marine sono state incaricate di gestire i suoi affari quotidiani.
Dopo la vittoria del RN alle elezioni europee di giugno e lo scioglimento a sorpresa dell’Assemblea deciso dal presidente Emmanuel Macron, il partito ha cominciato a credere nel potere.
Contrastata da un “fronte repubblicano”, la RN ottenne comunque un numero record di deputati. E Marine Le Pen, tre volte candidata alle presidenziali, crede nelle sue possibilità per la quarta, prevista per il 2027, nonostante i suoi guai con la legge.