È morto all’età di 96 anni Jean-Marie Le Pen, fondatore e storico presidente del Fronte Nazionale. Figura controversa e simbolo della destra radicale in Francia, ha lasciato un segno indelebile nel panorama politico francese, segnando quasi sessant’anni con il suo discorso duro, le sue provocazioni mediatiche e il suo feroce impegno contro il sistema politico tradizionale.
Gli esordi: dall’Algeria francese alla politica nazionalista
Nato il 20 giugno 1928 a La Trinité-sur-Mer (Morbihan), Jean-Marie Le Pen è cresciuto in Bretagna in una modesta famiglia di pescatori. Molto presto mostrò un’attrazione per la politica e il combattimento militare. Dopo aver studiato giurisprudenza a Parigi, si arruolò nell’esercito e partecipò alle guerre in Indocina e Algeria, esperienze che forgeranno il suo inflessibile nazionalismo e anticomunismo. Questi avvenimenti verranno spesso rievocati nei suoi discorsi, nei quali espresse la sua contrarietà alla decolonizzazione.
Nel 1956, a soli 28 anni, muove i primi passi in politica diventando deputato a Parigi sotto l’etichetta di “Poujadismo”un movimento politico fondato negli anni ’50 da Pierre Poujade. Emerge in reazione alle misure fiscali ritenute oppressive dai piccoli commercianti e artigiani. Il poujadismo è caratterizzato dall’opposizione alle élite, alle autorità fiscali e all’establishment politico, sostenendo la difesa del “piccolo” contro il “potente”. Questo movimento populista e antiparlamentare attirò una base elettorale arrabbiata con il sistema, ottenendo un successo temporaneo nelle elezioni legislative del 1956. Jean-Marie Le Pen iniziò la sua carriera politica sotto l’etichetta poujadista, prima di fondare il Fronte Nazionale. Questo primo mandato segna l’inizio di una carriera politica segnata da provocazioni e polemiche.
La fondazione del Fronte Nazionale: una nuova destra radicale
Il 5 ottobre 1972 Jean-Marie Le Pen fonda la Fronte nazionale per l’unità francese (FN), accanto a Pierre Bousquet, ex Waffen-SS. Il partito riunisce nazionalisti, monarchici ed ex sostenitori dell’Algeria francese come Pierre Descaves, ex membro dell’OAS che si è unito al partito nel 1984. Le Pen è diventato rapidamente la figura di spicco di questo movimento, di cui definisce l’ideologia: nazionalismo, difesa dell’identità francese, rifiuto dell’immigrazione e critica all’Unione Europea. Da quel momento in poi si distinse facendo discorsi scioccanti e dichiarazioni controverse.
Una delle sue citazioni più controverse è quella del suo intervento durante il programma “Le Grand Jury RTL-Le Monde” del 13 settembre 1987. Interrogato sul negazionismo, ha risposto: “Mi pongo un certo numero di domande. Non sto dicendo che le camere a gas non esistessero. Non sono riuscito a vederne nessuno. Ma penso che sia un punto. di dettaglio della Seconda Guerra Mondiale.” Questa affermazione suscitò intense polemiche e portò a diverse condanne legali per aver banalizzato crimini contro l’umanità, rafforzando la sua reputazione di provocatore e alimentando accuse di antisemitismo contro di lui e il suo partito.
Ascesa e popolarità: un diritto che si afferma
Nonostante il suo posizionamento estremo, Jean-Marie Le Pen conobbe negli anni ’80 un’ascesa politica. Nelle elezioni europee del 1984, il Fronte Nazionale ottenne 10 seggi in parlamento, segnando l’ingresso del partito nell’arena politica internazionale. Durante il suo discorso di vittoria, Le Pen si è congratulata con se stessa: “I francesi stanno finalmente aprendo gli occhi sui pericoli che minacciano il loro paese, in particolare l’immigrazione di massa e l’abbandono della sovranità nazionale”. Questo evento segna l’inizio dell’ascesa del FN sulla scena politica francese e illustra la strategia di Jean-Marie Le Pen di posizionarsi come difensore dell’identità nazionale di fronte a “minacce” come l’immigrazione e la perdita di sovranità.
La sua vera svolta è arrivata durante le elezioni presidenziali del 2002dove riuscì ad avanzare al secondo turno contro Jacques Chirac, eliminando così il primo ministro uscente, Lionel Jospin. Con 16,86% voti espressi al primo turno, ha ottenuto un punteggio storico per un candidato di estrema destra, subito dietro Jacques Chirac e il suo 19,88%. Il suo slogan elettorale “La Francia e i francesi prima di tutto” risuonava all’epoca, in una società alla ricerca di risposte all’insicurezza e agli sconvolgimenti economici. Tuttavia, al secondo turno, Le Pen ha subito una pesante sconfitta: ha vinto Jacques Chirac 82,21% dei votigrazie ad un fronte repubblicano unanime contro Le Pen. Nonostante questo fallimento, questa svolta elettorale scosse la scena politica francese e segnò una svolta nella visibilità del Fronte Nazionale.
Insuccessi giudiziari ed emarginazione politica
Anche Jean-Marie Le Pen è stato coinvolto in numerose cause legali. Moltiplicando le provocazioni, venne più volte condannato per incitamento all’odio razziale, insulti pubblici et scuse per crimini di guerra. Le sue dichiarazioni sull’immigrazione e sull’Olocausto lo hanno portato a essere spesso ostracizzato dalla classe politica.
Nel 2015, in seguito a nuove polemiche, è stato escluso dal Fronte Nazionale, il partito che aveva fondato e guidato per più di quarant’anni. Sua figlia, Marine Le Pen, succedutagli alla guida del partito, ha deciso di voltare pagina sul “padre fondatore” per riposizionare il movimento, ora ribattezzato Rally Nazionale (RN). Questa pausa pubblica simboleggia la fine dell’era Jean-Marie Le Pen e l’ingresso del partito in una nuova fase di normalizzazione politica.
Jean-Marie Le Pen: un uomo ammirato e odiato allo stesso tempo
Jean-Marie Le Pen ha suscitato reazioni diametralmente opposte nel corso della sua carriera. Per i suoi sostenitori resterà un “patriota” intransigente, un uomo che non rinunciò mai alle sue convinzioni, anche a costo dell’isolamento politico. Per i suoi detrattori resterà il simbolo di un’estrema destra disinibita e pericolosa, che alimenta il razzismo e la xenofobia in Francia.
In un congresso della FN nel 2003, dichiarò la sua preferenza: “perdere rimanendo fedele alle mie idee piuttosto che guadagnare tradindole”. Questa fedeltà ai suoi principi, nonostante polemiche e critiche, gli è valsa il sostegno incrollabile di parte dell’elettorato francese, in particolare nelle regioni rurali e tra le classi lavoratrici.
Anche dopo il suo ritiro dalla vita politica attiva, Jean-Marie Le Pen ha continuato a influenzare il dibattito pubblico attraverso le sue dichiarazioni incendiarie e le sue apparizioni sui media. Sua figlia, Marine Le Pen, e sua nipote, Marion Maréchal, hanno raccolto questa eredità politica, cercando di modernizzare e ammorbidire il discorso del Raggruppamento Nazionale.
Un’eredità controversa ma innegabile
“Le Pen non finisce mai“, diceva spesso nelle interviste. Infatti, se Jean-Marie Le Pen non c’è più, la sua influenza e le sue idee continuano a perseguitare la politica francese, testimoniando la persistenza del populismo nazionalista nel panorama elettorale.
Jean-Marie Le Pen lascia una carriera politica eccezionale grazie alla sua longevità e alla sua capacità di catturare l’attenzione. Personaggio controverso, ha incarnato da solo la destra radicale francese, con i suoi successi elettorali ma anche i suoi numerosi fallimenti. Seppe capitalizzare il malcontento popolare, facendosi portavoce del “popolo dimenticato della Repubblica”.
Oggi Jean-Marie Le Pen se ne va, ma il dibattito sulla sua eredità resta acceso. I suoi successi così come i suoi fallimenti, le sue provocazioni e le sue idee radicali perseguiteranno a lungo la politica francese, dividendo chi lo vede come un patriota visionario e chi lo considera il simbolo di un’epoca oscura e passata. Una cosa è certa: che lo ammiriamo o lo odiamo, Jean-Marie Le Pen non ha mai smesso di scuotere le coscienze e di lasciare il suo segno indelebile nella storia politica.