lLunedì 6 gennaio Kamala Harris, candidata senza successo alle elezioni presidenziali, ha dovuto, nelle sue funzioni di vicepresidente e di presidente del Senato, bere fino in fondo il calice e certificare, davanti alle due Camere del Congresso riunite, la vittoria di Trump, questo avversario che lei odia.
Ma, anche se la fine dei giochi è imminente visto che tra due settimane, il 20 gennaio, toccherà a Joe Biden accogliere alla Casa Bianca Donald Trump, presidente in carica, sono ricominciate le polemiche e gli scambi di parole assassini tra il neoeletto e il presidente uscente. E innanzitutto sugli eventi che hanno segnato le elezioni del 2020, contestate da Trump.
Un foro storico
È eccezionale che un presidente degli Stati Uniti firmi un editoriale su un giornale, anche se si tratta di uno dei quotidiani più importanti della politica americana. Inoltre, è ovvio che Joe Biden volesse il testo che ha pubblicato lunedì sul Washington Post rimane nella storia.
LEGGI ANCHE Gli ultimi giorni di Joe Biden alla Casa BiancaIl presidente uscente mette in guardia gli americani dalla tentazione “già iniziata in alcuni di riscrivere o addirittura cancellare” gli avvenimenti del 6 gennaio, durante i quali “una folla insurrezionale composta da migliaia di manifestanti ha attaccato il Campidoglio, minacciato la vita di [leurs] funzionari eletti e hanno attaccato le forze dell’ordine che si opponevano a loro. Sono stati picchiati, hanno perso i sensi, sono stati calpestati. Alcuni sono morti a causa delle ferite riportate”. E Joe Biden ricorda: “Una nazione che dimentica il proprio passato è condannata a riprodurlo. Non possiamo però permetterci di ripetere quanto accaduto quattro anni fa, come se si trattasse di una banale protesta che ha superato certi limiti. Non possiamo permetterci che la verità vada perduta. »
Questo avvertimento arriva nel momento in cui Donald Trump, che non ha mai smesso di dire che le elezioni del 2020 gli sono state rubate, ripete in tutte le interviste che, dal primo giorno della sua presenza alla Casa Bianca, firmerà il decreto che concede la grazia a 1.549 uomini e donne accusate di aver partecipato alle rivolte del Campidoglio. Di cui 650 condannati al carcere, la pena più pesante è stata, lo scorso agosto, quella inflitta a David Dempsey, riconosciuto come uno dei leader dei rivoltosi: vent’anni di carcere.
LEGGI ANCHE Cosa possiamo aspettarci dall’imprevedibile Donald Trump alla Casa BiancaIl rischio di questa assoluzione presidenziale, ha affermato Jacob Ware, specialista di geopolitica presso il Council on Foreign Relations, non è solo disastroso per la democrazia americana; manderà il messaggio a tutti i paesi del mondo che, poiché esiste una democrazia come quella degli Stati Uniti, è possibile contestare un trasferimento legale del potere da parte di un movimento insurrezionale. Senza alcuna reale conseguenza per gli autori del disturbo.
Ancor prima di prendere questa decisione di grazia, alla quale due terzi degli americani si oppongono a causa delle violenze, Donald Trump, che sarà anche assolto per grazia della sua elezione dalle quattro accuse che lo minacciavano, era ancora una volta arrabbiato con la giustizia, che ha ha detto che Biden si è trasformato in un’arma politica: “Non c’è mai stato un presidente trattato in modo così malizioso”, ha ripetuto. e illegale. »
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Canguro del giorno
Risposta
E poi, attribuendo falsamente in un’intervista a New York Post imputando la responsabilità del massacro di New Orleans a uno di questi immigrati a cui l’amministrazione democratica ha permesso di entrare nel territorio americano, ha colto l’occasione per ripetere dell’uomo a cui succederà: “Joe Biden sarà stato il peggior presidente della storia americana. È un disastro completo e totale. » E non è finita: il giorno prima del giuramento sulla Bibbia in Campidoglio, parlerà in un grande comizio alla Capital One Arena, a Washington, davanti a migliaia di fedeli fanatici, stimolati dalla sua ascesa al potere . Un’occasione in più, certo, per fare qualche complimento al suo predecessore.
Ciò che viene da chiedersi cosa potranno ancora dirsi i due uomini la mattina del 20, quando Joe Biden riceverà Donald Trump alla Casa Bianca, simbolo, ha detto senza ridere, il presidente uscente, di una transizione che vuole “calmarsi”.