dieci anni fa Bernay piangeva la morte di Franck Brinsolaro

-

Par

serge.velain

Pubblicato il

7 gennaio 2025 alle 6:40

Dieci anni fa, il 7 aprile 2015, il giorno dell’attentato a Charlie Hebdo, ci incontrammo di mattina presto in un ufficio della tipografia Publihebdos, a Caorches-Saint-Nicolas, vicino a Bernay (Eure). .

Il nostro editore di allora, Jerome Morinièreneo nominato, aveva convocato a questo incontro di lavoro i caporedattori della sua area distribuzione ed i responsabili dei laboratori di composizione. Si trattava di fare il punto sull’anno passato e discutere i piani d’azione per quello attuale.

L’atmosfera era studiosa ma anche, come sempre, molto rilassato. Eravamo felici di rivederci e non vedevamo l’ora di andare a pranzo insieme.

Un destino che cambia

All’epoca ero caporedattore de L’Éveil de Pont-Audemer. I miei omologhi sono stati, per il Courrier de l’Eure, Jean-Paul Adam, e per l’Éveil Normand, Ingrid Brinsolaro. Jean-Paul ha trascorso quasi tutta la sua carriera al Courrier. Ingrid, originaria della Camargue, aveva lavorato in precedenza presso Eure Infos/La Dépêche a Evreux, prima di essere nominata caporedattrice a Bernay.

Alcuni di noi non ne sapevano nulla Franck Brinsolaro, I mari di Ingrid. Altri sapevano che era un agente di polizia, niente di più. Ingrid, che non mescolava lavoro e vita privata, parlava poco di lui.

Video: attualmente su Actu

Così quando a fine mattinata uno di noi, nel corridoio, ha riacceso il cellulare e ha scoperto le prime informazioni sull’attentato in corso presso la redazione di Charlie Hebdo, e ha condiviso queste informazioni con tutti noi… eravamo lontani dall’immaginare la terribile reazione che avrebbe avuto il nostro collega.

In preda al panico, mentre le informazioni sull’aggressione cominciavano appena ad arrivare, Ingrid uscì e cercò di contattare il marito, ovviamente senza successo. Senza conoscere con precisione l’entità dei danni, il numero dei morti e ancor più la loro identità, Ingrid volle recarsi la redazione di L’Éveil, rue Thiers a Bernay. Jérôme Morinière lo ha accompagnato lì. Con i colleghi ci siamo diretti al Bistrot Normand, dove era stato prenotato un tavolo. Abbiamo pranzato lì molto velocemente, le informazioni sul dramma “cadevano” a poco a poco. Abbiamo subito deciso di andare all’Éveil, rue Thiers.

10 anni fa, passando davanti alla vetrina di L’Éveil, la gente rendeva spontaneamente omaggio a Franck Brinsolaro, marito del caporedattore del giornale ucciso nell’esercizio della sua professione. ©Foto d’archivio Email Normand

Sul posto erano già presenti tre agenti di polizia di Parigi. Erano venuti a cercare Ingrid. Le grida di quest’ultima, le sue lacrime così come quelle dei suoi colleghi di allora, risuonano ancora nelle nostre teste. In pochi minuti il ​​destino di Franck e Ingrid era cambiato. Ne eravamo stati testimoni impotenti.

Franck era un avventuriero

Franck Brinsolaro era un avventuriero, lo avremmo scoperto dopo. 48 anni (avrebbe dovuto festeggiare 49 anni l’11 gennaio 2015) e padre di due figli – un maggiore di 25 anni e una figlia di 13 mesi, nata dall’unione con Ingrid – questo eroe discreto aveva portato avanti numerose missioni all’estero prima di entrare nel servizio di protezione ravvicinata dei VIP.

Franck aveva alle spalle trent’anni di carriera nella polizia, trent’anni viaggiando attraverso i punti caldi del pianeta: Libano, Bosnia, Cambogia, Afghanistan… Tra i suoi fatti d’armi, aveva consentito all’ambasciata francese in Cambogia, insieme ad altri colleghi della polizia, di esfiltrare una trentina di persone sotto il fuoco di due campi rivali. Tornato in Francia, fu poi la guardia del corpo di diverse personalità, come giudici Charles Ducheineche aveva indagato sulle reti mafiose di Marsiglia, o anche Marc Trevidicgiudice istruttore dell’unità antiterrorismo presso l’Alta Corte di Parigi e uno dei maggiori specialisti in reti islamiste.

Il 13 gennaio 2014, François Hollande ha reso omaggio a Parigi a Franck Brinsolaro e agli altri due agenti di polizia uccisi durante gli attentati. ©Foto d’archivio Email Normand

Vedi sotto il tributoIl presidente della Repubblica François Hollande era tornato a Franck Brinsolaro.

Clicca qui per visualizzare il contenuto

Franck Brinsolaro era uno dei due agenti di polizia incaricati di proteggere i giornalisti di Charlie Hebdo, minacciati dai terroristi islamici sin dalla pubblicazione delle caricature. Franco era incaricato della stretta protezione di Stéphane Charbonniermeglio conosciuto con lo pseudonimo di Charb, caporedattore di Charlie Hebdo.

Una denuncia respinta

Ingrid era una donna di carattere. Aveva in parte organizzato il funerale del marito, celebrata nella chiesa Sainte-Croix di Bernay il 15 gennaio 2015.

Ingrid ci ha chiesto di brandire le nostre tessere giornalistiche e di gridare “Libertà” mentre la bara attraversava la chiesa. Mi viene ancora la pelle d’oca. Ingrid avrebbe poi fatto di tutto per saperne di più su quanto accaduto il 7 gennaio 2015 negli uffici di Charlie Hebdo a Parigi.

I funerali di Franck Brinsolaro sono stati celebrati il ​​15 gennaio 2015 presso la chiesa Sainte-Croix a Bernay. Portato dai suoi colleghi, Franck Brinsolaro è uscito da questa chiesa tra gli applausi. ©Foto d’archivio Email Normand

Secondo le sue informazioni e informazioni relative alle indagini, i terroristi non hanno lasciato scampo a Franck Brinsolaroche non sarebbe riuscito a estrarre l’arma, nessuna possibilità nemmeno per nessuna delle vittime dell’attacco.

Dodici persone sono morte nell’attentato a Charlie Hebdo

L’attacco a Charlie Hebdo, un attacco terroristico islamico perpetrato contro il giornale satirico il 7 gennaio 2015 a Parigi, è stato il primo e il più mortale dei tre attacchi avvenuti nel gennaio 2015 in Francia. È stato commesso dai fratelli Chérif e Saïd Kouachi. Questi ultimi sono entrati nell’edificio che ospita la sede del giornale intorno alle 11,30 armati di fucili d’assalto. Lì uccisero dodici persone, tra cui otto membri della redazione.
Le vittime degli omicidi nell’edificio furono Frédéric Boisseau, responsabile della manutenzione dell’edificio; i cinque designer Cabu, Charb, Honoré, Tignous e Wolinski; la psicoanalista ed editorialista Elsa Cayat; l’economista Bernard Maris; il correttore di bozze Mustapha Ourrad; l’ufficiale di polizia Franck Brinsolaro, che ha protetto Charb e Michel Renaud, cofondatore del festival “Rendez-vous du notebook de Voyage”, invitato alla conferenza di redazione; Ahmed Merabet, guardia di pace, è stato poi ucciso a colpi di arma da fuoco in Boulevard Richard-Lenoir da uno dei due terroristi durante la fuga. Il bilancio finale dell’attacco a Charlie Hebdo è stato di dodici persone uccise e undici ferite, quattro delle quali gravemente.
I due autori del massacro furono uccisi due giorni dopo – a nord di Parigi, a Dammartin-en-Goële – da membri del GIGN che attaccarono con fucili d’assalto mentre uscivano dalla tipografia dove si erano rifugiati. .
Una volta uccisi i responsabili, gli attentati del gennaio 2015 porteranno comunque a un processo. Quattordici persone sospettate di aver fornito assistenza logistica ai terroristi saranno processate da settembre a dicembre 2020 a Parigi davanti alla Corte d’assise speciale. Undici saranno fisicamente presenti all’udienza; gli altri tre, oggetto di un mandato d’arresto dal settembre 2018, saranno processati in contumacia; si presume che due di questi tre siano deceduti.
Il 16 dicembre 2020 la Corte d’Assise ha emesso il suo verdetto, con condanne che vanno da 4 anni di carcere all’ergastolo.

Ma secondo Ingrid la tragedia forse si sarebbe potuta evitare; secondo lei ci sarebbe stata negligenza prima dell’aggressione, cosa che l’ha portata a farlo figlio avvocato Me Philippe Stepniewski sporgere denuncia» Un reclamo chiuso senza ulteriori azioni.

Un impatto enorme

L’attentato del 7 gennaio 2015, che ha provocato dodici morti, ha avuto un impatto considerevole, sia in Francia che all’estero. Manifestazioni di sostegno si sono svolte in molte città della Francia e del mondo.

Domenica 11 gennaio 2015, 44 capi di Stato e di governo hanno partecipato a Parigi ad una “marcia repubblicana” riunendo più di un milione e mezzo di persone, mentre nell’arco di due giorni, più di quattro milioni di francesi hanno marciato in tutto il paese.

In tutta la regione di Bernay è stato così, gli abitanti piangevano la morte di Franck Brinsolaro e di tutte le altre vittime dell’attentato del 7 gennaio, in particolare durante una manifestazione avvenuta il giorno dopo la tragedia, l’8 gennaio 2015. Si sono radunate 2.000 persone.

Clicca qui per visualizzare il contenuto

Lucie Drieu, ex giornalista di L’Eveil normand, ricorda che “ c’era una folla molto densa, triste e silenziosa. » Per il sindaco dell’epoca, Hervé Maurey, “a memoria di Bernayen, non avevamo mai visto così tanta gente”.

Ce lo ricordiamo, ci vengono ancora i brividi.

Segui tutte le notizie dalle tue città e media preferiti iscrivendoti a Mon Actu.

-

PREV una donna si lancia dal balcone, due vigili del fuoco feriti in seguito all’esplosione di una bombola di ossigeno
NEXT Perché la star si è ritrovata imbrigliata alla Torre Eiffel alle 3 del mattino del giorno prima della cerimonia delle Olimpiadi di Parigi?