Governo Bayrou, la Francia cambia per non cambiare

Governo Bayrou, la Francia cambia per non cambiare
Governo Bayrou, la Francia cambia per non cambiare
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Un governo prima di Natale, il quarto del 2024, dieci giorni dopo la nomina del primo ministro François Bayrou. Qualche scintilla con due ex primi ministri: numero due del governo, l’ex prima ministra Elisabeth Borne in un grande ministero della Pubblica istruzione e della Ricerca, e numero tre l’ex primo ministro socialista Manuel Valls all’Oltremare, proprio nel momento in cui il disastro del ciclone a Mayotte sta scuotendo la Francia, messa di fronte a un abbandono di lungo periodo del dipartimento nel lontano oceano Indiano.

Un altro ex Ps, ex sindaco di Digione e ex ministro, François Rebsamen, è nominato alla decentralizzazione. Ma nella sostanza non ci sono grandi cambiamenti politici rispetto al precedente di Michel Barnier, crollato per la sfiducia votata dal Nuovo Fronte Popolare e dal Rassemblement National.

LA PRIORITÀ DEL GOVERNO è far passare la finanziaria. È nominato all’Economia Eric Lombard, un tecnocrate (ex di Generali), che viene dalla direzione della Caisse des Dépôts, il braccio finanziario dello stato. Lombard in gioventù aveva fatto parte della corrente socialista di Michel Rocard, un’apertura verso il Ps, nella speranza che convinca a non votare la sfiducia.

L’estrema destra resta un’ombra inquietante, che ha determinato delle scelte: è l’accusa di Xavier Bertrand, Lr presidente della regione Nord-Pas de Calais, che era stato contattato per la Giustizia.

«Rifiuto di partecipare a un governo francese formato con l’avallo di Marine Le Pen», che temeva un oppositore (lo scontro è caldo a livello regionale dove l’estrema destra è forte) proprio a pochi mesi dall’attesa sentenza per la sottrazione di fondi al Parlamento europeo, che possono costare alla leader del Rn una condanna a 5 anni di ineleggibilità, quindi l’impossibilità di presentarsi alla prossima presidenziale.

ALLA GIUSTIZIA è stato invece nominato Gérald Darmanin, ex ministro degli Interni. Una scelta che interroga, per un politico che quando era agli Interni aveva affermato che «il problema della polizia è la giustizia», dopo essere intervenuto a sostegno di una protesta di piazza dei poliziotti e che di recente è venuto incontro a Marine Le Pen sul fronte della richiesta di pena per la truffa al parlamento europeo.

Agli Interni resta Bruno Retailleau, il ministro molto a destra, molto apprezzato all’estrema destra, che aspetta una nuova legge sull’immigrazione (mentre la precedente, che non ha neppure un anno, non è ancora entrata in vigore completamente, in attesa di tutti i decreti di applicazione.

PER LA SINISTRAuna nuova legge sull’immigrazione è una “linea rossa”, lo ha ripetuto anche il Partito socialista. Quindi, è possibile che, dopo alcune settimane di turbolenze il Nuovo Fronte Popolare si ricompatti. In vista di un prossimo e non lontano nuovo voto di sfiducia.

La “non censura” che Bayrou ha tentato di negoziare con il Ps, nella speranza di spaccare il Nfp, dopo l’annuncio della composizione del governo sembra allontanarsi. «Non è un governo, è una provocazione», ha reagito il segretario socialista, Olivier Faure, «destra estrema al potere sotto la sorveglianza dell’estrema destra».

Non è un governo, è una provocazione. L’estrema destra al potere sotto la sorveglianza dell’estrema destra Olivier Faure, segretario del Partito socialista

Un ammasso di «mediocrità» per il Pcf. «Sinistro regalo» di Macron per Eric Coquerel della Insoumise, «sempre più a destra, sempre più minoritario, sempre più illegittimo, sconfitto nelle urne».

La segretaria degli Ecologisti, Marine Tondellier, ha reso omaggio al grande rifiuto di Xavier Bertrand, pur suo rivale politico nella regione Nord, bloccato dall’opposizione dell’estrema destra.

All’estrema destra, il segretario del Rn, Jordan Bardella, parla di «governo del fallimento».

AL DI LÀ DI QUALCHE NOME di spicco, il grosso del governo Bayrou è un riciclaggio di quello di Barnier. Stessa composizione, stesse conseguenze?

Il primo consiglio dei ministri è per il 3 gennaio, il discorso di politica generale di François Bayrou è previsto per il 14 gennaio. Per il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, il governo cadrà «il 16», al primo voto si sfiducia della sinistra.

Molti ministeri confermano i precedenti occupanti, dalla Difesa (Sébastien Lecornu, il cui nome era circolato come primo ministro), alla ministra della Cultura, Rachida Dati, il centrista Jean-Noël Barrot resta agli Esteri, Annie Genevard dell’Agricoltura. All’Ecologia confermata Agnès Pannier-Runacher. Al Bilancio c’è Amélie de Montchalin, che era stata ministra degli Affari europei.

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