La pandemia avrà segnato notevolmente le nostre vite, oltre all’impatto sociale e medico di una simile tragedia, l’economia globale è stata stravolta. Tra i pochi (rari) vincitori di questo periodo troviamo le case automobilistiche. Durante questi mesi molto complicati, le scorte erano ai minimi, consentendo ai marchi di gonfiare i prezzi, ma da allora la situazione si è completamente invertita.
Se i dati di vendita non sono più altrettanto buoni, le cose sembrano ancora più complicate, con la soppressione di migliaia di posti di lavoro presso diversi produttori leader. Questo è particolarmente vero per Nissan. Il marchio giapponese ha licenziato quasi 9.000 persone alla fine dell’anno.
Anche in Europa non va bene niente. Secondo quanto riferito, il leggendario gruppo Volkswagen è sul punto di chiudere le fabbriche in Germania, la prima nella sua storia secolare. Da parte francese, è il conglomerato Stellantis a destare preoccupazione, con le recenti dimissioni del direttore generale del gruppo.
Negli Stati Uniti, Ford ha annunciato la partenza volontaria di 4.000 lavoratoriprincipalmente dai suoi stabilimenti in Gran Bretagna e Germania, “salvando” posti di lavoro negli Stati Uniti. Infine alla Renault, i posti di lavoro sono minacciatima nessuna decisione è stata presa dal brand.
Sintomi identici
Anche se i tempi sono duri per le case automobilistiche, le fonti di questo male sembrano tutte avere le loro radici nello stesso luogo. Il passaggio ai veicoli elettrici ha comportato una brusca battuta d’arresto nelle cifre di vendita di diversi produttori.
L’esempio migliore è senza dubbio quello della Fiat. Il marchio italiano ha lanciato una versione elettrica della sua leggendaria Fiat 500. Qualche settimana fa è stata ritirata dalle vendite, a favore di una versione termica. I consumatori non lo volevano.
Troppi pochi acquirenti
Per diversi specialisti l’attuale crisi del mondo automobilistico non è direttamente collegata a questa transizione. Almeno, non è iniziata dopo la pandemia, ma ben prima. L’anno 2020 non sarà stato più di un respiro euforico in un periodo molto complicato.
Di fronte alla carenza di produzione, limitata dalla pandemia e alla conseguente carenza di semiconduttori, i produttori hanno ripreso il controllo del mercato. Ma oggi le scorte sono troppo grandi e i marchi troppo numerosi.
Sempre meno persone acquistano automobili, soprattutto nuove, quindi il mercato è completamente sbilanciato. L’offerta supera di gran lunga la domanda, mettendo in difficoltà le case automobilistiche. L’arrivo di nuovi operatori, soprattutto cinesi, che offrono modelli a prezzi stracciati, difficilmente migliorerà la situazione.
Per Simon Croom, professore all’Università di San Diego, le grandi aziende non sono più in grado di ottenere un “rendimento dignitoso” dalle loro fabbriche e dai loro macchinari. Ciò ha un impatto “enorme” sulla redditività del prodotto finale.
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