ll leader dei ribelli islamici in Siria, Abu Mouhammad al-Jolani, afferma: il suo Paese è attualmente troppo “stremato” dalla guerra per impegnarsi in un nuovo conflitto. Le truppe israeliane sono entrate nella zona cuscinetto con la Siria subito dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad l’8 dicembre. L’ONU ha denunciato una “violazione” dell’accordo di disimpegno del 1974 tra Siria e Israele.
“Gli israeliani hanno chiaramente oltrepassato i limiti dell’impegno in Siria, il che minaccia un’escalation ingiustificata nella regione”, ha affermato Abu Mouhammad al-Jolani, nei commenti riportati dal canale Telegram della coalizione guidata dal gruppo radicale sunnita Hayat Tahrir al -Sham (HTS).
Ritorno alla normalità?
Jolani, che ora porta il suo vero nome, Ahmad al-Chareh, ha aggiunto, tuttavia, che “lo stato di esaurimento della Siria dopo anni di guerre e conflitti non ci consente di entrare in nuovi conflitti”.
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Risposta
Scatenata nel 2011 dalla repressione delle manifestazioni a favore della democrazia, la guerra in Siria ha provocato più di mezzo milione di morti, costretto alla fuga circa sei milioni di siriani e frammentato e devastato il Paese.
Dalla caduta di Assad, Israele ha intensificato gli attacchi contro i paesi vicini, prendendo di mira in particolare i siti militari a Damasco e in tutto il paese.
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