Riprende il processo per corruzione del primo ministro Benjamin Netanyahu

Riprende il processo per corruzione del primo ministro Benjamin Netanyahu
Riprende il processo per corruzione del primo ministro Benjamin Netanyahu
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AA / Gerusalemme / Abdel Ra’ouf Arnaout

Martedì 10 dicembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è comparso alla corte di Tel Aviv.

L’udienza di oggi segna la ripresa del processo, aperto nel maggio 2020, e interrotto dalla guerra nella Striscia di Gaza.

Benyamin Netanyahu è accusato di corruzione, frode e abuso di fiducia.

Il canale privato israeliano Canal 12 ha detto che l’udienza del primo ministro è durata cinque ore, aggiungendo che “Benyamin Netanyahu è il primo capo del governo israeliano in carica ad essere processato penalmente”.

Il tribunale di Tel Aviv ha deciso di tenere udienze martedì, mercoledì e giovedì, per 6 ore al giorno, per ascoltare la testimonianza di Netanyahu sulle accuse contro di lui di corruzione, frode e abuso di fiducia.

Il quotidiano privato israeliano ”Maariv” ha riferito che durante l’udienza il procuratore Yehudit Tirosh si è rivolto a Netanyahu definendolo ”l’imputato”.

Maariv aggiunge che l’avvocato di Netanyahu, Jack Chen, ha chiesto a Tirosh di rivolgersi al suo cliente chiamandolo “Primo Ministro”, al che lei ha risposto: “Questo è il primo imputato, ed è così che lo chiameremo”.

Nel primo caso noto come ”Caso 1000”, Netanyahu e sua moglie Sara sono accusati di aver accettato beni di lusso (sigari, gioielli, champagne) per un valore di oltre 260.000 dollari da miliardari, in cambio di favori politici.

Nel secondo, ”Caso 2.000”, il primo ministro è accusato di aver tentato di negoziare una copertura più favorevole da parte di Arnon Mozes, editore del quotidiano ”Yediot Aharonot”, in cambio della promessa di una legge che avrebbe ha ostacolato la diffusione del quotidiano gratuito “Israel Hayom”, titolo popolare in Israele.

Nell’ultimo fascicolo, ”L’Affaire 4000”, il capo del governo è accusato di aver tentato di facilitare una fusione voluta da un caro amico, Shaul Elovitch, allora azionista di maggioranza di Bezeq, il più grande gruppo di telecomunicazioni del paese, in in cambio di una copertura favorevole della sua politica sul sito di notizie “Walla”, anch’esso di proprietà di Elovitch.

La corte aveva respinto la richiesta dei media di trasmettere in diretta le udienze del processo di Netanyahu.

Il sito privato israeliano ”The Times of Israel” ha rivelato il contenuto della testimonianza di Netanyahu, rilevando che quest’ultimo ”ha negato di voler controllare i media, ma ha affermato che è necessario avere più ‘equilibrio in questo settore”.

“C’era libertà di opinione nei primi anni dopo la fondazione dello Stato di Israele, ma la diversità di opinione è gradualmente diminuita, fino a quando la maggior parte dei redattori e dei giornalisti provengono dal campo di sinistra e condividono opinioni di sinistra”, ha spiegato.

”Non vogliamo prendere il controllo dei media, vogliamo diversificarli. La cosa più importante è aggiungere più canali televisivi che non siano controllati da una parte, questo è l’essenziale”, ha insistito Netanyahu.

Ha anche negato di “aver chiesto champagne e sigari in regalo e di aver approfittato della sua posizione per ricevere migliaia di shekel in vantaggi”, affermando che le accuse contro di lui erano “semplicemente ridicole”.

Gli osservatori vedono lo svolgimento del processo come un’opportunità affinché venga finalmente fatta giustizia contro un leader politico pronto a tutto pur di restare al potere. Sostengono inoltre che il primo ministro abbia utilizzato la guerra contro Gaza che dura da quattordici mesi come pretesto per sfuggire a un processo che potrebbe dichiararlo colpevole.

*Tradotto dall’arabo da Majdi Ismail​​​​​​​

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