TEL AVIV (Reuters) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha testimoniato per la prima volta martedì nel suo lungo processo per corruzione, affermando di essere perseguito per le sue rigide politiche di sicurezza.
Mentre l’offensiva israeliana contro Hamas continua nella Striscia di Gaza, Benjamin Netanyahu è il primo capo di governo israeliano in carica ad affrontare la giustizia.
Gli è stato concesso un ritardo a causa della guerra a Gaza, ma i giudici hanno deciso che dovesse iniziare a testimoniare.
Il Primo Ministro, preso di mira dalle accuse di corruzione, frode e abuso di fiducia, dovrebbe parlare tre volte a settimana, ha affermato la corte. Lui nega ogni addebito, dice di essere vittima di una caccia alle streghe e si è dichiarato non colpevole.
Durante la sua testimonianza, il leader del Likud ha criticato duramente i media israeliani, accusandoli di sostenere posizioni di sinistra e di perseguitarlo per anni perché le sue politiche non corrispondevano al desiderio di fondare uno Stato palestinese.
È rimasto sul banco dei testimoni per circa quattro ore e riprenderà la sua testimonianza mercoledì.
“Sono otto anni che aspetto questo momento per dire la verità”, ha detto davanti ai tre giudici, “ma sono anche un Primo Ministro… guido un Paese in guerra su sette fronti e penso che i due possono essere combattuti in parallelo”, ha aggiunto.
È in particolare perseguito per aver ricevuto regali da amici milionari e per aver presumibilmente chiesto favori ai media in cambio di una copertura mediatica favorevole.
“Se avessi voluto beneficiare di una buona copertura mediatica, tutto quello che avrei dovuto fare era dare un segnale a favore della soluzione dei due Stati”, ha detto, riferendosi alla questione palestinese.
Il suo avvocato, Amit Hadad, ha detto che i pubblici ministeri “non stavano indagando su un crimine, stavano perseguendo una persona”.
Benjamin Netanyahu ha voluto restare in piedi durante la sua testimonianza e nelle sue lunghe risposte si è presentato come un convinto difensore della sicurezza di Israele, che resiste alle pressioni delle potenze internazionali e all’ostilità dei media nazionali.
Davanti al tribunale si sono radunate alcune decine di manifestanti, sia sostenitori che oppositori, che chiedono che si faccia di più per negoziare il rilascio di un centinaio di ostaggi ancora detenuti da Hamas a Gaza.
Al potere per undici anni consecutivi, più tre negli anni Novanta, Benjamin Netanyahu è il primo capo di governo in carica ad essere oggetto di tali accuse in Israele.
Prima della guerra, i problemi legali di Benjamin Netanyahu dividevano amaramente gli israeliani e scuotevano la politica israeliana. Il progetto di riforma giudiziaria difeso l’anno scorso dal Primo Ministro è stato ampiamente contestato nelle strade durante grandi manifestazioni.
Questa protesta si è conclusa con l’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre 2023. L’operazione militare successivamente lanciata da Israele nella Striscia di Gaza ha relegato in secondo piano il processo a Benjamin Netanyahu.
Il mese scorso la Camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto contro Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità presumibilmente commessi nella Striscia di Gaza.
(Con Emily Rose e Maayan Lubell; versione francese Camille Raynaud e Etienne Breban, a cura di Kate Entringer)
di Maayan Lubell