RAPPORTO DELL'UDIENZA – Al sesto giorno di processo le dichiarazioni dell'imputato sono state messe in dubbio sia dai periti sia dal suo ex migliore amico, che lo ha denunciato dopo la tragedia.
Un paio di orecchini a cerchio. Cuffie. Un mazzo di chiavi. Un tubetto di lucidalabbra. Gomma da masticare. Alcune monete. Un paio di occhiali. Un cavo USB. Tanti piccoli oggetti, inizialmente banali, su cui tuttavia la Corte d'assise dell'Isère si è concentrata questo lunedì 2 dicembre, sesto giorno del processo contro Ludovic Bertin per l'omicidio di Victorine Dartois. Tutti questi oggetti sono stati infatti rinvenuti vicino al corpo della giovane, scoperta il 28 settembre 2020. “semi-sommerso” in uno straripamento del torrente Aillat, nel comune di Roche (Isère). Sotto il corpo, i tecnici dell'identificazione criminale hanno recuperato anche i jeans della vittima, “arrotolato, al rovescio, cintura, patta e bottone slacciati”. Tanti gli elementi che hanno portato al deferimento di Ludovic Bertin alla giustizia per “omicidio preceduto da tentato stupro”.
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