PAll’inizio di questa quarta settimana di udienza, la Corte d’assise speciale di Parigi ha esaminato la carriera attivista dell’imputato Abdelhakim Sefrioui, i suoi metodi di azione e di comunicazione, quindi il suo coinvolgimento nella campagna di odio che porterà, otto giorni dopo il suo inizio, a la decapitazione di Samuel Paty. È un percorso fatto di proteste, insulti, violenze e soprusi, che mi ha ricordato un’altra vicenda alla quale ho dedicato un libro* e uno scenario: l’assassinio di Ilan Halimi.
Nel 2006, questo giovane parigino di 23 anni fu rapito, rapito, torturato per ventiquattro giorni, poi dato per morto perché era ebreo e la mente della “banda dei barbari” pensava che gli ebrei fossero ricchi; e se tuttavia questo non lo fa…
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