Israele ricorre in appello contro Netanyahu

Israele ricorre in appello contro Netanyahu
Israele ricorre in appello contro Netanyahu
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Mercoledì Israele ha notificato alla Corte penale internazionale (CPI) la sua intenzione di ricorrere in appello contro i mandati di arresto contro il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, ha annunciato l’ufficio di Netanyahu.

In attesa di una decisione nel merito, Israele ha anche chiesto alla Corte penale internazionale di sospendere l’esecuzione di questi due mandati di arresto, ha affermato in un comunicato l’ufficio del primo ministro israeliano.

La Corte dell’Aia ha emesso mandati di arresto il 21 novembre contro MM. Netanyahu e Gallant per crimini contro l’umanità e crimini di guerra a Gaza, dove Israele sta conducendo un’operazione militare come ritorsione per l’attacco senza precedenti perpetrato sul suo territorio il 7 ottobre 2023 dal movimento islamista palestinese Hamas.

Per gli stessi motivi è stato emesso un mandato d’arresto anche contro il capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif, che l’esercito israeliano aveva annunciato di aver ucciso, mandato mai confermato dal movimento.

Il mandato d’arresto contro Netanyahu ha sollevato, soprattutto in Francia, la questione della sua immunità.

Un articolo dello Statuto di Roma del 1998 che istituisce la Corte penale internazionale affronta la questione dell’immunità per i leader dei paesi che non riconoscono la Corte, sebbene possa rimanere aperto a varie interpretazioni.

“Lo Stato d’Israele contesta la giurisdizione della Corte penale internazionale e la legittimità dei mandati d’arresto emessi contro il Primo Ministro e l’ex Ministro della Difesa”, precisa anche il comunicato stampa dell’ufficio di Netanyahu.

Il primo ministro israeliano ha incontrato mercoledì a Gerusalemme la senatrice americana Lindsay Graham che lo ha informato, secondo il comunicato stampa, “delle misure che sta adottando al Congresso americano contro la Corte penale internazionale e contro i paesi che collaborano con essa”.

Se la Corte respingesse l’appello, “dimostrerebbe ulteriormente agli amici di Israele negli Stati Uniti e nel mondo quanto la Corte penale internazionale sia parziale nei confronti dello Stato di Israele”, conclude.

Con l’AFP

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