Possiamo riassumere le mille vite di Breyten Breytenbach in due luoghi? Da ricordare poi la sua nascita a Boland, regione vinicola del Sud Africa delimitata dalle montagne a nord della città di Cape Town, il 16 settembre 1939, e la sua morte, avvenuta il 24 novembre 2024, nella multietnica Parigi che ha vissuto amato. Un afrikaner puro e un cittadino del mondo. Un uomo gentile e ribelle. Un poeta iperattivo.
L’afrikaans è la sua lingua madre. Suo padre gestisce una pensione nella città di Wellington. Breyten ha imparato il culto di questa lingua a scuola, ma anche la sua variante Kaaps presso i meticci dei vigneti. Saprà impastarlo con la sua audacia, magnificandolo attraverso la scelta delle sue metafore. Nel 1973, in piena apartheid, non esitò a proclamare: “L’afrikaans è una lingua bastarda, va bene. »
Ben presto il giovane soffocò nella società nazionalista e calvinista fondata da Hendrik Verwoerd (1901-1966). Andò per mare e imparò altre lingue, che padroneggiò con sconcertante facilità. Successivamente si esibirà in festival e università, da New York a Rotterdam (Paesi Bassi), da Bologna (Italia) a Bruxelles, senza allontanarsi dalla fluidità e dalle inflessioni della sua voce calda che gli sono peculiari.
Condannato a nove anni di carcere
È a Parigi che si stabilisce con la moglie Yolande, una francese di origine vietnamita. Ma l’apartheid perseguitò direttamente la coppia: al Parlamento di Città del Capo fu approvato un emendamento che estendeva il divieto dei matrimoni interrazziali alle unioni contratte all’estero. Il signor Breytenbach fu quindi coinvolto nel movimento del Terzo Mondo di Henri Curiel (1914-1978). L’attivista veterano ammira il carisma del giovane sudafricano.
Breyten Breytenbach fondò una piccola struttura chiamata Okhela, che riuniva i bianchi contrari all’apartheid, al fine di creare una rete di intelligence all’interno del potere di Pretoria. L’African National Congress (ANC), il cui leader Nelson Mandela spacca le pietre nel carcere di Robben Island, dà il suo benestare. Infiltrato dai servizi dell’apartheid, la missione segreta di Breytenbach in Sud Africa si trasforma in un fiasco.
Leggi anche | Breyten Breytenbach: “Il bisogno di tornare sempre più sui miei passi”
Leggi più tardi
Nel 1975 fu arrestato e condannato a nove anni di prigione, quattro anni in più rispetto alla norma, perché il primo ministro John Vorster (1915-1983) non aveva digerito la sua poesia. Lettera dall’estero al macellaio. Dopo ventidue mesi di isolamento, il potere bianco smise di attaccare il figlio ribelle. Viene trasferito in un penitenziario regolare, dove viene incaricato dell’inventario del negozio.
Ti resta il 61,32% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.