“Vice-Versa 2”: le nostre emozioni sono tutte buone?

“Vice-Versa 2”: le nostre emozioni sono tutte buone?
“Vice-Versa 2”: le nostre emozioni sono tutte buone?
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“Ansia, invidia, imbarazzo, noia, nostalgia. No, questo non è il riassunto della mia settimana (per ora!) ma i nomi dei personaggi che compaiono Viceversa 2, la seconda parte della saga Pixar che ci porta nella testa dell’adolescente Riley – dopo aver sondato le emozioni della sua prima infanzia nel 2015. La giovane eroina scopre questi cinque nuovi ospiti nella torre di controllo del suo cervello durante la pubertà. Un grande sconvolgimento per lei e, da parte nostra, l’opportunità di mettere in discussione i legami tra emozioni interiori e moralità.

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Fino ad ora, Riley conosceva cinque emozioni: Gioia, rabbia, tristezza, paura e disgusto. Quando arriva il nuovo quintetto, la vita psicologica dell’adolescente viene scossa. Avviso generale! Un’emozione prende rapidamente il sopravvento: l’ansia, una gracile creatura arancione con i capelli arruffati e la bocca gonfia, che soppianta la gioia come principale regolatore delle emozioni. Riley è infatti combattuta tra i suoi amici d’infanzia, che lasceranno la scuola l’anno prossimo (ansia), e un gruppo di ultra-Freddo che cerca goffamente di impressionare (ansia, ancora). Il classico malessere adolescenziale: “Non sono abbastanza bravo”, ripete la vocina interiore della ragazzina. Non abbastanza bravo nell’hockey, non disinvolto o abbastanza divertente… L’intera sfida del film sarà dissipare questa ansia per riportare la gioia al centro delle operazioni.

Cos’è un’emozione – tema principale del film? Possiamo definire questa nozione come la manifestazione corporea di uno stato mentale, come indica anche l’etimologia (spostare in latino “fare movimento”). A differenza dei sentimenti, le emozioni presuppongono che qualcosa stia accadendo nel corpo: un rossore, un gesto improvviso, un sorriso, uno sguardo spalancato… È difficile reprimere le proprie emozioni, poiché costituiscono una reazione a una situazione che spesso ci sfugge. Impariamo comunque ad affrontarlo, ci dice Viceversa 2. Da qui l’idea centrale difesa dalla Pixar, secondo la quale “tutte le emozioni sono buone”. Il personaggio di Joie pronuncia questa frase all’inizio per rassicurarsi di fronte ai suoi nuovi compagni, che fatica a controllare.

Tutte le emozioni sono buone, davvero? A prima vista saremmo tentati di concordare in questa direzione. Come si potrebbe incolpare Riley per essersi sentita come si sente? Non va bene essere arrabbiati, annoiati o saltare di gioia come fa lei? Il postulato di Viceversa 2 è che le emozioni sono primarie, alla base della nostra vita psicologica, che testimoniano la nostra vitalità, la nostra personalità autentica e sono quindi difficili da squalificare come tali. Riley ha il diritto di essere Riley e quindi di commuoversi come Riley. Anche se queste emozioni potrebbero uscire dai binari di tanto in tanto, potrebbero essere temperate da… altre emozioni. Ciò è evidenziato dal picco narrativo in cui la Gioia (e non la ragione, come ci si sarebbe potuto aspettare) riesce a calmare l’Ansia mentre Riley ha un attacco d’ansia durante una partita.

In Viceversa 2il vocabolario morale (“Bene”) si ripete ancora e ancora, ma non c’è mai veramente alcuna questione di moralità. Per quello ? Ipotizzerei questo: Riley non ha il Superego. L’adolescente è sola nel suo cervello, come se nessuno tranne lei stessa le insegnasse cosa è considerato buono o cattivo nella vita. I divieti della società? Gli avvertimenti dei genitori? Un possibile senso innato del bene e del male? Niente di tutto questo esiste. Nella testa della studentessa non esiste un filtro preventivo per le emozioni. Riley lo è natura. Già se stessa. Se ha paura di una cosa, è di non essere amata, non di disobbedire a una regola. Questo è proprio il motivo per cui in tutto il film incolpa solo se stessa. Essere una “brava persona” si riduce ad essere una persona capace di controllare le proprie emozioni, non ad agire secondo una legge morale superiore che la ragione, ad esempio, sarebbe riuscita a chiarire.

Non sorprende che un film mainstream rifiuti di avventurarsi nel regno della psicoanalisi, disciplina con scarso consenso e essa stessa divisa in fazioni quasi inconciliabili. D’altro canto si può rammaricarsi dell’assenza di dialettica tra le emozioni, da un lato, e, dall’altro, le istanze psichiche responsabili della loro modulazione – per non dire del loro condizionamento – non nell’approvazione Di più a monte della nostra personalità, nella loro stessa formazione. Perché i trasporti interni sono infatti costruzioni sociali tanto, se non di più, delle naturali emanazioni del nostro Sé. In questo, alcune emozioni possono anche rivelarsi negative. Questa negazione – negazione? – della dimensione composita delle emozioni spiega infine perché uno di essi è notoriamente assente in un lavoro sulla giovinezza: il desiderio, o per essere più precisi,eccitazione. Un’adolescente che parla di hockey 24 ore su 24 ma mai della persona che le fa battere il cuore a cento miglia all’ora, solo Hollywood ci chiede di crederci! »

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