Con la morte di André Lajoinie questo martedì all’età di 94 anni, scompare una figura storica del Partito comunista francese. Quella di un leader che visse le ultime ore di gloria del partito operaio ma anche l’inizio del suo declino, non lontano da Georges Marchais al quale fu fedele. Durante le elezioni presidenziali del 1988, toccò a lui, “ [son] amico André Lajoinie”, allora presidente dei deputati comunisti, a cui il segretario generale del PCF affida il gravoso compito di rappresentare il suo popolo nella corsa all’Eliseo.
La missione sembra un regalo avvelenato poiché la formazione sta perdendo slancio dopo la partecipazione al primo governo di François Mitterrand. Non ci saranno miracoli. Di fronte alla candidatura dissidente del “rinnovatore” Pierre Juquin, questi ottenne solo il 6,76% dei voti, la metà del punteggio di Marchais nel 1981.
Questa candidatura presidenziale è l’apoteosi di una carriera politica inaspettata per quest’uomo, nato il 26 dicembre 1929 nel piccolo villaggio di Chasteaux, nella Corrèze, in una famiglia di piccoli agricoltori. “Un grande ricordo”, ha ricordato negli anni 2000. La campagna è durata quasi un anno. Abbiamo davvero discusso. L’ho anche fatto Domande a casa con Anne Sinclair e Pierre-Luc Séguillon davanti a sei milioni di telespettatori. »
All’epoca, l’oscuro apparatchik di Place du Colonel-Fabien, spesso di buon carattere ma a volte brusco, si fece conoscere al grande pubblico. Sul primo canale, il programma satirico “le Bébête Show” lo presenta nelle sembianze di Dédé Lajoitriste, un cane maltrattato dal burattino di Georges Marchais.
Gravemente ferito alla testa durante una manifestazione nel 1958
Tuttavia, nulla predestinava alla luce André Lajoinie, lui che si vedeva diventare un pacifico contadino come i suoi genitori. La sua famiglia non aveva i mezzi per pagarsi gli studi, così si fermò alla maturità e lavorò nell’azienda agricola di famiglia. Ma influenzato dal padre, socialista radicale, e da un cugino, ferroviere comunista impegnato nella Resistenza, si appassionò alla politica e a 19 anni aderì “naturalmente” alle Jeunesses Baptistes e poi al PC.
Lì divenne specialista in questioni agricole, svolgendo contemporaneamente attività sindacale. Nel luglio 1958 viene gravemente ferito alla testa dalla polizia durante una manifestazione contro i sostenitori dell’Algeria francese nelle strade di Brive (Corrèze). Dopo aver subito la trapanazione, il Partito lo mandò in convalescenza in Cecoslovacchia.
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Fu sempre su richiesta del partito che all’inizio degli anni ’60 si recò a Parigi per unirsi alla sezione agraria del comitato centrale del PC. Inizia allora una rapida ascesa che lo vede entrare nel comitato centrale nel 1972 e poi nell’ufficio politico quattro anni dopo, sulla scia di Georges Marchais. A quel tempo seguì il corso ad onore dei grandi dirigenti del PCF. È quindi uno degli ultimi leader a seguire gli insegnamenti dei quadri di Mosca, la “casa madre” del movimento comunista internazionale.
Incarna quindi una linea piuttosto ortodossa. André Lajoinie si affermerà anche sulla scena nazionale nel momento della rottura del sindacato della sinistra. Fu lui che, nel 1979, annunciò su L’Humanité che il PCF tracciava una linea rispetto al programma comune firmato sette anni prima con il Partito Socialista.
Deriso su un poster che salta con un paracadute indossando zoccoli
Ma questa ambiziosa quadra è ancora priva di mandato elettorale. Lo trovò nella terra comunista dell’Allier dove fu inviato nel 1973. Vinse la terza circoscrizione elettorale del dipartimento nel 1978. Durante la sua campagna elettorale, il suo avversario lo schernì poi su un manifesto che lo mostrava mentre si lanciava da un aereo con il paracadute calzato di zoccoli. . André Lajoinie sfrutterà la caricatura a suo vantaggio, mettendo in risalto con orgoglio le sue origini contadine, diffuse in questo territorio rurale.
È stato eletto fino al 2002, fatta eccezione per una parentesi tra il 1993 e il 1997, dopo essere stato battuto dal sindaco dell’UDF di Saint-Pourçain-sur-Sioule. Nel 1981 guidò per dodici anni il gruppo comunista nell’Assemblea e divenne una figura chiave tra i comunisti.
“Gli eventi, gli elettori, i colleghi mi hanno viziato”
Nel 1982 denunciò i “regali ai datori di lavoro” e la smentita delle promesse del governo Mauroy, che comprendeva tuttavia quattro ministri comunisti. La sua sagoma curva, con la testa infilata nelle spalle, appare poi sui piccoli schermi. Lo vediamo in particolare discutere nel 1987 con Jean-Marie Le Pen davanti al quale brandisce una fotografia di cadaveri deportati per denunciare i suoi commenti sulle camere a gas “dettaglio della storia”. Una partita che lancia la sua campagna presidenziale per la quale non ottiene il punteggio previsto.
Dopo il suo quinto mandato da deputato, André Lajoinie lasciò il Palazzo Borbone per stabilirsi nel Bourbonnais a Vichy (Allier), sua patria adottiva, dove si tenne lontano dalla vita politica. Questo appassionato di storia, appassionato del periodo dell’Occupazione, trascorreva la sua pensione leggendo, soprattutto biografie. Nel 2002, al momento del suo pensionamento, “Dédé”, il giovane contadino della Corrèze candidato all’Eliseo, riassumeva con modestia una vita al servizio del Partito: “Gli avvenimenti, gli elettori, i colleghi hanno rovinato Me. Ho avuto una carriera felice. »
Le Parisien – Today in France porge le sue più sincere condoglianze alla famiglia di André Lajoinie, il cui figlio Laurent è da tempo un membro molto apprezzato della redazione, in particolare all’interno del dipartimento Sport da lui diretto.