Un attacco serio
La famiglia della vittima ritiene che anche i quattro agenti presenti sulla piattaforma al momento della tragedia debbano essere perseguiti per mancata prestazione di soccorso. Si basa in particolare su un rapporto della Border Forensics, agenzia di ricerca e investigazione con sede a Ginevra, che ha ricostruito cronologicamente i fatti dal momento in cui Nzoy è caduto a terra, colpito dal terzo colpo. Secondo Martin Herrmann, chirurgo e membro della commissione indipendente, “la polizia non ha effettuato in tempo le misure di primo soccorso”.
In un comunicato stampa, la Procura precisa di aver “esaminato e in parte utilizzato” questo documento nell’ambito delle indagini, così come le udienze, i video, l’autopsia e le relazioni tecniche. Tuttavia, l’accusa ritiene che, “date le circostanze, l’agente di polizia si è trovato di fronte a un grave attacco e non ha avuto né il tempo né gli altri mezzi ragionevolmente necessari per respingere questo attacco con il coltello se non quello di dare fuoco alla sua arma”. Aggiunge che l’agente ha agito conformemente alla pratica professionale insegnata e al principio di legittima difesa.
Possibilità di ricorso
Per quanto riguarda la parte relativa alle cure prestate al defunto, il rapporto dell’autopsia rileva che le ferite causate dal terzo colpo sono state “necessariamente fatali a brevissimo termine”, spiegando così le ragioni della morte. Per tali ragioni il Pubblico Ministero ritiene che l’omissione di soccorso non sia avvenuta. Per il comandante della PRM, Clément Leu, questa decisione è vista “come un sollievo per i dipendenti interessati”. “È anche la conferma che l’uso dell’arma è avvenuto in un quadro legale, il che è essenziale per la polizia. Resta invece un evento tragico con una persona che alla fine è morta. È importante ridimensionare questa procedura, anche se sono sollevato per gli agenti che convivono con una spada di Damocle in testa da più di tre anni.
Contattato da TempoIo Ludovic Tirelli, legale della famiglia del defunto, ci conferma che entro il termine legale di dieci giorni verrà presentato ricorso. “Ci sono diversi errori in questa decisione, a cominciare dal fatto che non spetta alla Procura chiudere un caso che riguarda la morte di un uomo e la nozione di legittima difesa. Il caso di Nzoy deve essere portato in tribunale. Per il resto questi sono dettagli tecnici che mi riservo di presentare nell’ambito della procedura di ricorso. L’avvocato aggiunge che la famiglia subisce il colpo diversamente. “Alcuni non si sorprendono, perché avevano la sensazione che sarebbe stato difficile ottenere di più, ma altri conservavano dentro di sé una legittima speranza”.
Qualche mese fa la sorella di Nzoy aveva affermato, in un comunicato di New York, che la sua famiglia era pronta a portare il caso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo: “Penso che i giudici diranno che l’ufficiale di polizia ha agito per legittima difesa”. , e quindi che sarà assolto da ogni accusa. Naturalmente non possiamo accettarlo. Passeremo quindi al passaggio successivo e così via. Ci vorranno dieci anni”.