Dopo più di un anno di guerra, compresi due mesi di escalation, tra Israele e Hezbollah libanese, Benjamin Netanyahu ha annunciato che il suo gabinetto di sicurezza adotterà “questa sera” un cessate il fuoco con Hezbollah libanese.
“La durata del cessate il fuoco dipenderà da ciò che accadrà in Libano”, ha subito chiarito martedì Benjamin Netanyahu. Nel suo discorso alla televisione israeliana, il primo ministro israeliano ha rivelato che presenterà “questa sera” al gabinetto “per l’approvazione un progetto di cessate il fuoco in Libano”. “In pieno accordo con gli Stati Uniti, manteniamo totale libertà di azione militare” in Libano, ha tuttavia insistito, precisando che nel caso in cui Hezbollah violasse l’accordo e/o tentasse di riarmarsi “attaccheremo”.
Mentre il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, nelle ultime ore si è opposto fermamente alla tregua, ritenendo che concludere un accordo con il Libano sarebbe “un grave errore” e una “occasione storica mancata per sradicare Hezbollah”, Benjamin Netanyahu ha difeso la accordo di cessate il fuoco in Libano. Per il primo ministro ciò consentirà allo Stato ebraico di “concentrarsi sulla minaccia iraniana”, ma anche di “riarmizzare” le proprie truppe e di “intensificare la pressione su Hamas”. Da parte sua, il primo ministro libanese ha invitato, in un comunicato stampa, “la comunità internazionale […] agire rapidamente per porre fine a questa aggressione e attuare immediatamente un cessate il fuoco”.
Cosa prevede l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah?
Martedì sera Benjamin Netanyahu non ha specificato cosa prevedesse esattamente l’accordo di cessate il fuoco. Tuttavia, diversi punti sono stati menzionati dai media nelle ultime ore, come il fatto che imporrà misure paragonabili a quelle delle forze israeliane e di quelle degli Hezbollah libanesi, un gruppo islamico sciita filo-iraniano. Avrebbe lo scopo anche di evacuare la zona del sud del Libano dove si concentrano gli scontri. Il testo prevederebbe una tregua di 60 giorni durante i quali i due belligeranti metterebbero fine alla loro presenza armata: l’esercito israeliano dovrebbe lasciare il Libano e Hezbollah dovrebbe ritirarsi a nord del fiume Litani secondo il sito d’informazione americano Axios.
La partenza di queste truppe cederebbe il posto all’arrivo di migliaia di soldati dell’esercito libanese rimasto lontano dal conflitto, fatta eccezione per alcuni attacchi come rappresaglia per gli attacchi israeliani contro le sue infrastrutture. Secondo il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib potrebbero essere mobilitati almeno 5mila soldati Francia 24. L’esercito libanese sarebbe sostenuto dai Caschi Blu, la forza di pace dell’Onu.
Per garantire il rispetto dei termini del cessate il fuoco – che riecheggia in parte quelli della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, adottata nel 2006 dopo un mese di guerra tra Israele e Libano, ma mai pienamente rispettata – verrebbe istituito un comitato internazionale di monitoraggio. Cinque paesi dovrebbero comporre questo comitato guidato dagli Stati Uniti.
Condizioni ancora pendenti, altre abbandonate
Se secondo la comunità internazionale le linee generali dell’accordo sembrano accettabili per entrambe le parti, alcune condizioni hanno complicato i negoziati. Sulla questione del comitato di monitoraggio internazionale si è discusso sulla scelta dei paesi membri: Israele si è opposto alla presenza della Francia a causa delle relazioni politiche franco-libanesi e dei disaccordi e degli accesi scambi tra Emmanuel Macron e Benyamin Netanyahu. Lo Stato ebraico avrebbe finalmente rivisto la propria posizione accettando la presenza della Francia. D’altra parte, Hezbollah ha rifiutato la partecipazione della Gran Bretagna per la sua vicinanza a Israele. Ammetterà su questo punto dopo la concessione israeliana?
Israele ha però avanzato un’altra richiesta: quella di avere la libertà di colpire il Libano in caso di violazione dei termini dell’accordo da parte del gruppo islamista. Un punto difeso dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz in nome di una “politica di tolleranza zero”, ma che sembra difficilmente compatibile con un accordo di cessate il fuoco e che si tradurrebbe in una violazione della sovranità del Libano. Il leader di Hezbollah ha chiarito da parte sua che accetterà un accordo solo a condizione che implichi la “completa fine delle aggressioni”.
Un altro punto potrebbe rimanere fonte di tensione senza poter essere risolto dai termini dell’accordo di cessate il fuoco: i 13 punti contestati della linea blu, il confine tra Israele e Libano. La linea blu è stata tracciata dalle Nazioni Unite nel 2000 dopo il ritiro israeliano dal Libano, ma tredici punti su questo confine sono contesi tra i due paesi. Israele e Libano, tuttavia, rifiutano di negoziare sulla distribuzione delle terre.