Raramente il caffè è stato così costoso: lunedì la varietà Arabica ha raggiunto un prezzo record da quasi tre decenni, a causa della fornitura limitata e delle preoccupazioni per i raccolti in Brasile. La sterlina di Arabica quotata a New York ha registrato lunedì il suo livello più alto dal 1997, a 312,80 centesimi, in crescita del 40% da gennaio.
Da parte sua, quotata a Londra, la robusta, che oggi viene scambiata a circa 5.000 dollari la tonnellata, ha raggiunto a metà settembre il prezzo record di 5.829 dollari, senza precedenti dall’apertura dell’attuale contratto di riferimento nel 2008. Si tratterebbe addirittura di un prezzo senza precedenti dal momento che anni ’70 secondo l’agenzia Bloomberg che si basa sugli archivi della Borsa di New York.
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Cattivi raccolti
In questione: i timori di “ raccolti scarsi a causa delle condizioni meteorologiche » sfavorevoli all’inizio di quest’anno, soprattutto in Brasile, primo produttore mondiale di caffè, e di arabica in particolare, che spingono i produttori a frenare la produzione, nonostante la forte domanda, riassume Jack Scoville, analista di Price Futures Group.
Dopo un “ lungo periodo secco e caldo “, le piante di caffè in Brasile avevano beneficiato di ” pioggia significativa » nel mese di ottobre, contribuendo a “ fioritura eccezionale nella maggior parte delle regioni produttrici di caffè arabica », Secondo Guilherme Morya, di Rabobank. Ma l’analista rileva un” incertezza sull’andamento della fioritura, che solleva notevoli preoccupazioni » sulla vendemmia 2025/26. Se i fiori non si attaccano ai rami, non potranno poi trasformarsi in ciliegie, che contengono i chicchi di caffè.
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Una fornitura che sta diventando sempre più rara
Questa prospettiva, combinata con fattori geopolitici come le interruzioni delle spedizioni nel Mar Rosso, le potenziali tariffe statunitensi e la futura regolamentazione dell’Unione Europea sulla deforestazione, indicano un aumento dei prezzi.
« In questo contesto di incertezza, i coltivatori scelgono di vendere solo il necessario, limitando così l’offerta di caffè sul mercato locale », conclude Guilherme Morya.
Questi timori sull’offerta riguardano anche il Vietnam, il principale produttore della varietà robusta più economica, utilizzata ad esempio per il caffè solubile. Di fronte alle difficoltà dei paesi produttorii torrefattori stanno ora guardando all’Africa, che potrebbe aumentare le proprie capacità produttive.
È in quest’ottica che i ministri dello Sviluppo del G7 hanno dato il via libera, il 23 ottobre a Pescara, alla creazione di un Fondo Globale a sostegno del settore del caffè. Si tratta di un progetto dell’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO), che sarà inizialmente sperimentato in cinque Paesi africani (Etiopia, Uganda, Tanzania, Kenya e Malawi) per poi essere replicato in America Centrale e Asia. L’iniziativa mira a creare un fondo pubblico-privato e rientra nelle ambizioni del “Piano Mattei per l’Africa”, caro a Giorgia Meloni, capo del governo italiano, che mira a promuovere un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra i paesi Unione Europea (UE) e nazioni africane.
(Con AFP)