A chi credere durante la guerra? Ciascun campo porta con sé la propria narrativa e i media e i social network fungono da intermediari per entrambi. Nella sua ultima indagine, la Fondazione Descartes ha cercato di analizzare la sensibilità dei francesi nei confronti delle narrazioni occidentali e straniere in quattro grandi conflitti geopolitici: Russia-Ucraina, Israele-Hamas, Cina-Taiwan e Mali-Francia. Hanno partecipato più di 4.000 persone.
Russia-Ucraina: un massiccio rifiuto del discorso del Cremlino
La narrazione russa, che giustifica l’invasione con la necessità di proteggere i russofoni o con la risposta all’allargamento della NATO, non riesce a convincere. Solo il 14,7% dei francesi ha una sensibilità filo-russa superiore a 3 su una scala di 5 secondo lo studio della Fondazione Cartesio. Ancora più chiaro: Il 56,9% degli intervistati rifiuta completamente affermazioni come “La Russia protegge le popolazioni russofone perseguitate in Ucraina” o che “ si difende da una minaccia militare occidentale ». Risultati che confermano la scarsa penetrazione delle storie filo-Cremlino in Francia.
La narrazione ucraina, invece, ampiamente sostenuta dal campo occidentale e incentrata sulla difesa dei valori democratici, raccoglie il sostegno di Il 76,4% dei partecipanti ritiene che “ L’Ucraina contribuisce alla difesa dell’Europa e dei suoi valori ».
Israele-Hamas: divisioni nette
Dopo gli attentati del 7 ottobre 2023, prevale la narrazione israeliana, che caratterizza Hamas come un gruppo terroristico islamico. Il 67% dei francesi sostiene questo punto di vista e il 70% ritiene che gli attacchi di Hamas abbiano deliberatamente preso di mira i civili.
Tuttavia, la risposta militare israeliana è fonte di polarizzazione all’interno della società francese: Il 45% degli intervistati ritiene che si tratti di un genocidio contro i palestinesi, in contrasto con il diritto internazionale. D'altro canto, e questo è alquanto preoccupante: il 30% difende l'idea che le azioni di Hamas facciano parte di una “ resistenza all’oppressione israeliana ».
Cina-Taiwan: forte sostegno all’autodeterminazione taiwanese
La crisi tra Pechino e Taipei illustra il forte sostegno dei francesi al discorso taiwanese: L’80% degli intervistati sostiene l’idea che “ spetta al popolo taiwanese decidere il proprio futuro ”, mentre la narrazione cinese, secondo cui Taiwan è parte integrante della Cina, è approvata solo dal 15,2% degli intervistati.
Sostegno dei francesi in un conflitto che evoca l'immagine di Davide contro Golia, con un regime democratico da un lato e un regime totalitario-comunista dall'altro.
Mali-Francia: percezioni contrastanti
Gli interventi francesi nel Sahel (operazioni Serval e Barkhane) danno luogo a interpretazioni contrastanti: Il 37% degli intervistati condivide la vicenda maliana, incentrata sulla denuncia di un “ forma di neocolonialismo “Francese.
Al contrario, il 70,4% degli intervistati sostiene la legittimità delle azioni francesi, percepite come aiuti agli eserciti locali. Meno di un terzo (23,6%) ritiene invece che questi abbiano permesso di ridurre il terrorismo in questa regione.
Una guerra di propaganda tra i canali di informazione
Nel complesso, i francesi mostrano una maggiore sensibilità alle narrazioni occidentali (Ucraina, Israele, Taiwan, Francia in Mali) che a quelle russe, cinesi, maliane o di Hamas. Poco permeabili quindi alle influenze straniere, questi ultimi si mantengono comunque piuttosto cauti riguardo alle informazioni che vengono veicolate all'interno dei media tradizionali: solo il 58,1% degli intervistati dichiara di fidarsi di loro.
Cresce l’influenza dei social network, canale preferito del campo non occidentale, soprattutto tra i più giovani. Le persone che cercano informazioni sembrano essere più sensibili alle storie straniere che a quelle occidentali. Laurent Cordonier, direttore della Fondazione Cartesio, conclude: “ Le operazioni di influenza straniera faticano a cambiare in modo significativo l’opinione pubblica francese, ma il loro impatto sulla polarizzazione merita maggiore vigilanza. »