Barbara, psicologa in EHPAD: “Mi ci è voluto un po’ per capire che stavo vivendo un burnout professionale”

Barbara, psicologa in EHPAD: “Mi ci è voluto un po’ per capire che stavo vivendo un burnout professionale”
Barbara, psicologa in EHPAD: “Mi ci è voluto un po’ per capire che stavo vivendo un burnout professionale”
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l’essenziale
Il centro di assistenza per gli operatori sanitari affetti da burnout professionale (PEPS) esiste da un anno presso l’Ospedale universitario di Tolosa. Vi sono già state accolte più di 200 persone. Ne abbiamo incontrato uno, psicologo in una casa di cura.

Barbara (1) sta meglio. Si ritiene “fortunata” ad essere stata accolta nel Centro per la Prevenzione del Burnout Professionale degli Assistenti (PEPS). “Non sapevo nemmeno che esistesse. Oggi, dopo cinque mesi di trattamento, vedo tutti i benefici”.

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Psicologa in una EHPAD (struttura ricettiva per anziani non autosufficienti) da più di dieci anni, Barbara ha dovuto smettere di lavorare lo scorso autunno. Gli esami non mostrano nulla ma il suo corpo non ce la fa più. Il medico del lavoro capisce subito e lo indirizza verso il sistema PEPS. «Non ho misurato quello che mi stava succedendo, mi ci è voluto del tempo per rendermi conto che ero esausto. Quando fai la badante, pensi agli altri, non a te stesso», sintetizza il cinquantenne.

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“Non mi riconoscevo più nella mia professione”

Si tratta di un primo workshop, dal titolo “Sviluppare le proprie risorse per affrontare il burnout professionale”, che gli permette di comprendere. “Ci sono stati forniti elementi per riconoscere i segnali. Ho visto subito che rientravo nel profilo tipico: perfezionista, senso del dovere, coscienza professionale molto elevata, sfiducia, difficoltà a porre limiti. E tutte le donne del laboratorio erano in questo caso Mi sono sentita meno sola”, testimonia Barbara.

La psicologa descrive “condizioni di lavoro sempre più tese” nell’EHPAD dove lavora, “con un forte turnover nelle équipe di cura e un’instabilità che crea tensione e stanchezza. Tutto ciò si riflette sugli ospiti”. I suoi compiti si stanno evolvendo. “Mi sono state affidate sempre più missioni, con sempre più incarichi amministrativi. Con la fatica, avevo l’impressione di non fare abbastanza, che ero io a non poterlo fare. Non mi riconoscevo di più nella professione, era sempre meno umano; vedevo le famiglie soffrire ed ero preoccupato nel vedere che le cose non andavano bene, potevo solo capirle, ero combattuto, volevo che tutto andasse bene.”

“Un’occasione per poter dire basta”

Dopo più di sette mesi di assenza per malattia, Barbara è alla fine del suo percorso all’interno del sistema PEPS dove ha anche lavorato sull’autoaffermazione in un secondo workshop e ha beneficiato del supporto di uno psicologo del lavoro per discutere della continuazione della sua vita professionale. “Da un po’ non ho più voluto fare lo psicologo anche se non ho scelto questa professione per caso. Non so ancora che direzione darò alla mia vita professionale, mi sento ancora fragile, in il processo di consolidamento, ma sto meglio e vedo questo episodio come un’opportunità… Quella di poter dire basta per andare avanti.”

(1) Su richiesta del testimone, il nome è stato cambiato.

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