Secondo i numeri pubblicato l’8 novembre dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), i prezzi dei prodotti alimentari mondiali hanno registrato in ottobre un aumento del 2% rispetto a settembre. Anche questo rappresenta un balzo del 5,5% rispetto a ottobre 2023, ma un netto calo del 20,5% rispetto al picco raggiunto a marzo 2022.
Oli al massimo
I prezzi del petrolio sono aumentati del 7,3%, raggiungendo il livello più alto degli ultimi due anni. Ciò si spiega con l’aumento dei prezzi degli oli di palma, soia, girasole e colza; fenomeno derivante da preoccupazioni sulla produzione.
I cereali hanno registrato un aumento moderato (+0,9%), derivante dall’aumento dei prezzi all’esportazione di grano e mais. I prezzi del grano sono stati influenzati da tre fattori. Innanzitutto, le cattive condizioni meteorologiche osservate in diverse importanti regioni esportatrici dell’emisfero settentrionale. A ciò si aggiunge il ripristino di un prezzo minimo non ufficiale in Russia. Infine, le spiegazioni possono essere trovate nelle rinnovate tensioni nella regione del Mar Nero.
Anche i prezzi mondiali del mais sono aumentati, spinti in particolare dalla forte domanda interna e dalle difficoltà di trasporto incontrate in Brasile a causa del basso livello dei fiumi. Al contrario, i prezzi di tutti i tipi di riso sono diminuiti del 5,6% in ottobre.
Il prezzo dello zucchero è aumentato del 2,6%, tra i persistenti timori sulle prospettive di produzione per il 2024-2025 in Brasile. Questi seguono un periodo prolungato di tempo secco. L’aumento dei prezzi internazionali del petrolio greggio è stato un altro fattore nell’aumento dei prezzi dello zucchero. Di fatto, questo aumento porta a un riorientamento della coltivazione della canna da zucchero verso la produzione di etanolo. La FAO rileva tuttavia che l’indebolimento del real brasiliano rispetto al dollaro ha moderato questo aumento.
Suini e pollame in calo
I prodotti lattiero-caseari hanno visto i loro prezzi aumentare dell’1,9% e sono stati del 21,4% superiori al loro valore registrato l’anno scorso in questo periodo. Questa tendenza si spiega principalmente con l’aumento dei prezzi del formaggio e del burro, mentre, al contrario, i prezzi del latte in polvere sono diminuiti.
In controtendenza a questa tendenza generalizzata al rialzo, i prezzi della carne hanno perso lo 0,3% rispetto a settembre. Ciò è principalmente il risultato del calo dei prezzi della carne suina, a sua volta derivante da un aumento delle macellazioni in Europa occidentale in un contesto di debole domanda interna e internazionale. I prezzi mondiali della carne di pollame sono leggermente diminuiti, mentre quelli della carne ovina sono rimasti stabili. D’altro canto, i prezzi della carne bovina sono aumentati moderatamente, spinti da maggiori acquisti internazionali.