Il dollaro sta salendo alle stelle con l’atteso inasprimento della politica commerciale americana.
Resta alta la tensione sui tassi a lungo termine americani. Il titolo a 10 anni viene scambiato sopra il 4,40%, ovvero con uno spread di 210 punti base rispetto al Bund tedesco. Le direzioni del nuovo governo Trump e l’inerzia dell’inflazione (CPI, PPI) giocano un ruolo importante nell’aumento dei tassi e nella forza del dollaro, soprattutto perché Jerome Powell sembra ora meno propenso ad abbassare rapidamente i tassi. I dati cinesi sono leggermente migliori delle attese per ottobre, ma Shanghai e Hong Kong sono nuovamente in calo. Anche le azioni europee stanno scivolando, mentre il credito o i titoli sovrani periferici sono meglio orientati.
L’inflazione americana è salita al 2,6% in ottobre e i prezzi alla produzione sono in aumento. Inoltre, la revisione dei costi unitari nel secondo e terzo trimestre (rispettivamente al 2,4% e all’1,9%) non è sicuramente passata inosservata alla Fed, che ora sembra interrogarsi sul ritmo dei tagli dei tassi nel contesto della politica inflazionistica di Donald Trump. ordine del giorno. Le vendite al dettaglio hanno registrato un lieve rallentamento in ottobre (+0,4%) dopo un solido terzo trimestre. In Cina, i consumi delle famiglie sono in miglioramento (4,8% su un anno), nonostante la perdurante debolezza degli investimenti, in particolare nel settore immobiliare. Nella zona euro, l’occupazione è cresciuta dello 0,2% tra luglio e settembre, nonostante i sondaggi sfavorevoli e il calo dello 0,1% registrato in Francia.
Tassi, spread e mercati: tra decoupling e aggiustamento
Il tema del disaccoppiamento tra i mercati dei tassi americano ed europeo è espresso da uno spread del T-note (4,45%) oltre i 210 punti base rispetto al Bund (2,35%). L’irripidimento è comune a entrambi i mercati, ma la BCE avrà più spazio di manovra per allentare la sua politica dei tassi. La potenziale azione della Banca Centrale favorisce il restringimento degli spread sovrani periferici. L’OAT, stabile intorno ai 75bp, resta comunque lontano dal movimento che spinge il BTP verso la soglia dei 120bp. Allo stesso tempo, l’euro si sta riportando al di sotto di 1,06 dollari, il che supporta le aspettative di inflazione per gli IPCA di novembre e dicembre. L’irripidimento della curva dei rendimenti negli Stati Uniti è essenzialmente dovuto all’evoluzione della struttura per scadenza dei tassi reali. La tendenza è verso un appiattimento dell’inflazione. I flussi che ricevono swap comprimono ulteriormente lo swap spread. Il Bund offre un premio senza precedenti di 2 punti base al di sopra del tasso swap a 10 anni. L’elevata volatilità dei tassi è solitamente associata a spread swap più ampi. Il mercato del credito continua a sovraperformare il Bund (-9 pb nell’ultimo mese) e a sottoperformare lo swap (+8 pb). Questa configurazione è estremamente rara, ma riflette da un lato l’avversione al rischio di bilancio e dall’altro i flussi verso l’asset class creditizia. L’high yield si sta restringendo, soprattutto negli Stati Uniti, dove le valutazioni sono storicamente molto restrittive.
Nel terzo trimestre i profitti dell’S&P 500 sono aumentati del 6,8%. Tuttavia, dopo il rialzo riflesso dopo le elezioni, si sono verificate leggere prese di profitto. L’Europa sta soffrendo questa inversione di tendenza e ancora di più l’Asia dove Hong Kong ha perso il 6% nella settimana.