La rissa mortale a Crépol, piccolo villaggio della Drôme, è durata solo pochi minuti, nella notte tra il 18 e il 19 novembre, ma dodici mesi di indagini non hanno ancora consentito ai due gip di Valence di accertare pienamente i fatti, e soprattutto individuare l’autore dei due accoltellamenti costati la vita a Tommaso Perotto, giovane rugbista dilettante, secondo le indagini di cui RTL è venuta a conoscenza.
I gendarmi della sezione ricerche di Valence hanno comunque ricostruito quasi minuto per minuto il ballo di Crépol e la rissa finale, ma si scontrano ancora con il silenzio dei quattordici imputati, di cui almeno otto in custodia cautelare. Tutti negano non solo di aver sferrato i colpi mortali, ma la maggior parte afferma di non aver visto nulla e di non sapere nulla della presenza di armi bianche durante lo scontro, nonostante queste fossero al centro degli scontri, talvolta proprio accanto alla gente ferito.
Secondo le nostre informazioni, tuttavia, si registra un progresso significativo: uno dei giovani di Romans-sur-Isère, 18 anni all’epoca dei fatti, si è trovato di fronte a video confusi che lo mostravano compiere ampi gesti aggressivi nei confronti di un oggetto luccicante di gruppo nella sua mano, alla fine ammise di aver impugnato un coltello. E’ l’unico fino ad oggi. Afferma di aver “raccolto da terra l’arma tagliente”, e di averla agitata “per difendersi” senza mai tentare di colpire. Già noto per una serie di delitti, residente nel centro di Romans-sur-Isère e proveniente con un amico dal difficile quartiere della Monnaie, il giovane è ormai considerato uno dei potenziali autori dell’omicidio di Thomas.
Tuttavia, è lungi dall’essere l’unico. Secondo un accertamento analitico dei gendarmi effettuato lo scorso febbraio con il software Anacrim, tra gli indagati figurano sei protagonisti, di cui quattro di La Monnaie. Poiché uno di loro, residente nel centro di Roman e identificato solo su una lavagna fotografica a causa dei suoi lunghi capelli, inizialmente indicato come primo della lista, sembra non essere stato presente al ballo ed è stato rilasciato sotto controllo giudiziario .
Gli altri restano considerati possibili autori, sia per il loro atteggiamento generalmente molto aggressivo durante la rissa e individuati come tali nei video della scena, sia per essere riconosciuti su lastre fotografiche da diversi testimoni. Alcuni ammettono di aver lanciato barriere, di aver preso a pugni e calci per difendere un amico, o di essere stati coinvolti per un breve periodo nella lotta, ma mai oltre.
Un’indagine difficile di fronte alla legge del silenzio per i 14 imputati
Un anno dopo, l’ipotesi di un raid “antibianco” premeditato da parte di giovani del quartiere di Monnaie, menzionata pubblicamente da alcuni leader politici dopo i fatti, non è stata corroborata dalle indagini. Verso le 23, un gruppo di ragazzi dai 16 ai 20 anni di La Monnaie ha deciso di recarsi al ballo di Crépol in tre macchine. Erano stati avvisati della festa in cui ci sarebbero state “molte ragazze” da un amico conosciuto nel pomeriggio al McDonald’s di Romans-sur-Isère. Vogliono divertirsi e flirtare. Arrivati lì, pagano l’ingresso, vengono perquisiti come tutti gli invitati e si sistemano in un angolo della sala, mescolandosi più o meno ai ballerini. Da questo momento in poi, diversi testimoni hanno descritto atteggiamenti “insistenti” da parte di alcune giovani donne presenti nella stanza, che si sono lamentate, “che potrebbero creare animosità tra i giovani di La Monnaie e quelli di Crépol”, nota la polizia.
Verso l’una di notte è arrivato a turno un secondo gruppo di romani, senza che gli inquirenti riuscissero a stabilire se fossero stati chiamati dal primo per la crescente tensione all’interno del pallone o per approfittare dell’atmosfera. Uno di loro consegna alle guardie di sicurezza all’ingresso un coltello, che spiega di avere sempre con sé per “tagliare la droga”.
Nonostante le tensioni, il ballo si conclude senza incidenti di rilievo. Il vero fattore scatenante della rissa mortale è avvenuto poco prima delle due del mattino, quando uno dei giovani rugbisti ha toccato i lunghi capelli di uno dei ragazzi romani dicendo “capelli lunghi come Nikita”, riprendendo le parole di La canzone di Jul che suona in contemporanea per concludere la festa. Litigio, insulti, i due si trascinano fuori, ciascuno raccontando agli investigatori che era l’altro a volersi confrontare fuori. In un batter d’occhio la serata si trasforma in una rissa generale, giovani di La Monnaie contro giocatori di rugby. Compaiono coltelli, grida “schianta, schianta”, irrompono, in pochi minuti restano gravemente ferite quattro persone, Tommaso Perotto, morto nell’ambulanza, il rugbista uscito per primo, una guardia giurata, e un giovane dai 27 anni.
Il gruppo Monnaie è fuggito in ordine sparso, uno dei suoi membri ha sparato un colpo in aria dalla sua auto, un altro ha colpito violentemente in faccia una madre che veniva a prendere la figlia, che riconoscerà pentendosi del caos è totale. Secondo i testimoni, entrambe le parti hanno lanciato minacce e commenti razzisti.
Per cercare di identificare chi ha colpito con i coltelli, investigatori e magistrati devono parlare apertamente, sfidando la legge dell’omertà. Non facile, visto che almeno un protagonista riconosce che i giovani di La Monnaie presenti al ballo si sono incontrati domenica 19 novembre per capire quale atteggiamento adottare secondo un’intervista consultata da RTL. Sette di loro sono fuggiti a Tolosa il giorno successivo prima di essere catturati dal GIGN. Dalle udienze emerge inoltre che la maggior parte degli imputati ha distrutto o fatto sparire i propri cellulari e gli abiti che indossava la sera del ballo.
Il rischio, per gli imputati, se non modificano le loro dichiarazioni, è che molti di loro vengano considerati coautori dell’omicidio di Thomas, punibili con l’ergastolo.
Un “incubo” per i genitori di Thomas
I genitori di Thomas Perotto vivono un “incubo” dal quale “non escono mai” ha dichiarato il 12 novembre a RTL il loro avvocato Alexandre Farelli dopo un incontro informativo con i gip, i quali hanno sottolineato che “affrontano nonostante tutto con grande coraggio” grazie in particolare alla solidarietà della famiglia.
Contattati da RTL, diversi legali degli indagati non hanno voluto rispondere alle nostre richieste.
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