“Non faremo nulla”: che ne sarà di questo edificio emblematico di Tolone?

“Non faremo nulla”: che ne sarà di questo edificio emblematico di Tolone?
“Non faremo nulla”: che ne sarà di questo edificio emblematico di Tolone?
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Prevista per l’ultimo fine settimana di giugno, l’ottava edizione della Design Parade è molto attesa. Per la qualità delle sue mostre, ma non solo.

Perdersi nei labirinti dell’antico vescovado di Tolone, percorrerne l’antica scalinata o rilassarsi nel suo incantevole cortile quadrato, pur bevendo le visioni di artisti esaltati, è un piacere innegabile.

Tanto che dal 2018 l’organizzazione della prima edizione del festival di architettura d’interni nel settecentesco palazzo vescovilee secolo, il luogo è diventato un’attrazione turistica particolarmente popolare.

Ma tutto questo è sul punto di finire, avverte una petizione pubblicata online questo fine settimana dall’associazione per la protezione dell’ambiente ZEA.

Intitolato “Preserviamo il patrimonio culturale, impediamo la privatizzazione dell’ex vescovado di Tolone”dal testo emerge che un complesso immobiliare comprendente anche lo storico marchio Castel Chabre è stato recentemente oggetto di un bando di concorso.

È la società ad economia mista Var ménagement développement (VAD), per conto della Città, che cerca un nuovo futuro per l’emblematico blocco di case situato lungo le bancarelle di Cours Lafayette, tra l’incrocio della cattedrale e gli ulivi di Place Paul-Comte.

“Non venderemo lavatrici lì”

“Ancora più della privatizzazione, è la confisca dei beni pubblici nel centro cittadino a preoccuparci”spiega Olivier Dubuquoy, direttore della ZEA.

“Ci sarebbe piaciuto vedere avviata una consultazione sullo scopo del luogo, un esercizio di democrazia partecipativa in cui gli abitanti di Tolone avrebbero potuto esprimere la loro opinione”.

Da parte sua, il geografo e regista di Tolone ci vede chiaro “un luogo culturale che vive tutto l’anno, legato ai giovani”. La sua paura? “Se arrivasse un grande marchio, non avrebbe né coda né testa”.

Interrogato su questo argomento, il sindaco Josée Massi non nega che sia in corso una riflessione sul futuro del sito, iscritto nell’inventario dei monumenti storici nel 1991. E che non ci orienteremmo “non necessariamente verso un luogo a vocazione culturale”.

Lei però assicura che non si sta facendo nulla. “Non abbiamo ancora studiato tutte le offerte del bando”. Che dire del rumor che evoca l’arrivo dei negozi Boulanger e Décathlon?

“Non venderemo lavatrici nella vecchia sede vescovile”, promette. Ma ancora? “L’idea è rivitalizzare il quartiere e promuovere Cours Lafayette, che sta perdendo terreno. È un edificio storico, non gli faremo nulla”.

“La ristrutturazione costa venti milioni di euro”

Nel 2018, l’ex consigliere Hubert Falco lo aveva assicurato “se ci sarà qualcosa, sarà un progetto culturale”. Sono passati sei anni. Da questa data, Jean-Pierre Blanc, direttore della sfilata del Design, occupa il locale. “non desidera commentare l’argomento”.

In privato, il direttore di Villa Noailles, a Hyères, difficilmente vorrebbe – un lieve eufemismo – essere invitato a guardare altrove. “La sede vescovile è stata messa a disposizione del festival in via temporanea”assicura Josée Massi.

“Conosciamo l’importanza della Design Parade e troveremo per essa un’altra location altrettanto adatta. Ma è ovvio che l’entusiasmo per questo festival non dipende dall’ex vescovado”.

L’eletto sottolinea anche il costo stimato della ristrutturazione del luogo per giustificare la riflessione sulla sua riconversione. “Chi è in grado di raccogliere fondi sufficienti per realizzare i lavori necessari nella vecchia sede vescovile? Costa venti milioni di euro, dubito che Villa Noailles abbia il budget per farlo…”.

Dieci anni fa al 69 di cours Lafayette spopolava il progetto di un hotel a quattro stelle. Prima di essere bocciato dal Comune, senza ulteriori spiegazioni.

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