DIACRITIKGuillaume Cailleau e Ben Russell: un cinema ZAD (azione diretta)

DIACRITIKGuillaume Cailleau e Ben Russell: un cinema ZAD (azione diretta)
DIACRITIKGuillaume Cailleau e Ben Russell: un cinema ZAD (azione diretta)
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CCome spesso accade con Ben Russell, i grandi blocchi di immagini si accumulano uno dopo l'altro, questa volta per costruirli Azione direttauna pellicola da parete, solida e maestosa.

Ci vorrà tutto il tempo necessario, soprattutto perché questo muro di immagini è anche un muro di sostegno politico, e lo spazio da tutelare deve restare abitabile, per lo spettatore come per i documentaristi, coloro che, nel momento una bobina da 16 mm, venuta a popolare la pellicola. Come le “azioni” filmate degli artisti minimalisti, ogni bobina arriverà alla fine del movimento (come atto politico) che accompagnerà con pazienza e gentilezza, sia in cucina, in una riunione, in giardino o, per finire, sul campo di battaglia.

Molto vicina alla telecamera, forte della sua bellezza, l'instancabile attivista sa che nessun lavoro (o nessuna rivoluzione, del resto) può essere compiuto prima che la motosega sia perfettamente pulita e affilata. Ogni cosa a suo tempo. Naturalmente viene in mente la lentezza diligente di Jeanne Dielman, con cui Chantal Akerman ha impiegato dal primo piatto fino al risciacquo di un piatto intero. Ma qui, a Notre-Dame-des-Landes, si tratta di vita comune, di vita collettiva: un ampio ritratto di gruppo, in cui ogni piano d'azione (preparare le frittelle, piantare, sbattere nel microfono) arriva a informare l'insieme, il lo stare insieme che è alla base del film. Ben Russell e Guillaume Cailleau non si arrendono e hanno quasi messo radici nella ZAD, piantando la loro macchina fotografica 16 in completa stabilità, senza alcuna intrusione, nello spazio/tempo del collettivo, sposandone i ritmi, i suoi luoghi, le sue parole parsimoniose e raro.

Stessa frontalità imperiosa, stesso processo di fissazione della realtà, stesso rifiuto di ogni gerarchia drammatica: Akerman non è certo lontano, così come Warhol e Snow. Ma la concretezza dei gesti compiuti (Bennings), l'assoluta coesione del futuro della ZAD con la costruzione del film (Wisemann), ci portano verso un nuovo uso politico del documentario. Libero da ogni millanteria militante, da ogni compiacimento comprensivo, Azione diretta evoca così la possibilità di un altro mondo, ma senza mai omettere la sua fragilità centrale, né le temporalità a volte ingrate o noiose. È a questo prezzo che questo cinema può toccare la bellezza fugace dell’eterotopia zadista, catturandone l’energia grezza. Anche noi spettatori dobbiamo avere pazienza.

Perché il film come esperienza di libertà resta una sfida al flusso “continuo” dell’informazione, e saremo grati a Ben Russell e Guillaume Cailleau per aver resistito, per aver mantenuto lo sguardo frontale (a volte appena ritagliato, in modo discreto panoramiche, per contenere l’intero gesto da filmare) senza mai cedere al panico dell’evento, alla scorciatoia. Senza dubbio il film in 16mm ci invita a mettere in discussione l'economia delle immagini, la tentazione della testimonianza in tempo reale, ristabilendo, come gli zadisti, una modalità più sostenibile di utilizzo del tempo filmico; perché nessuno di questi 216 minuti è sprecato, se ne ammettiamo la grazia inebriante. Una tenera solidarietà si intreccia come nostro malgrado con ciascuno dei corpi sollevati, in lotta, al di fuori di ogni scenario autoritario.

Guillaume Cailleau e Ben Russell, Azione diretta

Ma alla quotidianità pazientemente osservata, compito dopo compito, fa seguito la violenza cieca e sorda del cosiddetto potere “legittimo”. Era stato quasi dimenticato, ma la guerra riprese. Dopo la precaria vittoria di Notre-Dame-des-Landes, si sono aperti nuovi fronti, trasportando il film verso altri teatri d'operazioni, verso Sainte-Soline, ma senza allontanarsi dalla sua flemmatica fissità, né dalla sua ostinazione a raccontare, bobina dopo bobina. Dai fotogrammi stretti sulle mani al lavoro, sui gruppi in riunione o sulle piante da raccogliere, si passa agli ampi paesaggi sul versante di Bassines come se, come strateghi decisivi, partecipassimo alla battaglia, a ciò che lasciamo si vedono le crudeli bombe fumogene. Una battaglia persa in anticipo ma che deve avvenire, è strabiliante, sullo schermo.

Au-cu! Au-cu! Nessuna esitazione! il film resta con loro, i deboli, i disarmati (a parte il loro umorismo e le loro grida) nella loro lotta ostinata e sempre rinnovata. Ogni irrisorio assalto dell'esercito ribelle, ogni rabbiosa insolenza di fronte ai keuf, diventa una lotta epica e prodigiosa. L'emozione contenuta, costruita inquadratura dopo inquadratura nella pazienza del film, poi irrompe nei nostri volti con la sua bella rabbia vendicativa e salvifica, con la rinnovata forza del cinema. Uscendo da lì, quasi rincoglioniti, storditi, ci diciamo che questi film, questo cinema, potrebbero benissimo essere una ZAD, un territorio da reinvestire urgentemente, per recuperare la nostra libertà di spettatori, costantemente insultata, e il nostro diritto imprescrivibile alla bellezza. .

Guillaume Cailleau e Ben Russell, Azione direttanelle sale il 20 novembre 2024.

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