Lanciare missili contro la Russia? Ecco la risoluzione del Parlamento europeo

Lanciare missili contro la Russia? Ecco la risoluzione del Parlamento europeo
Lanciare missili contro la Russia? Ecco la risoluzione del Parlamento europeo
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Il 19 settembre gli eurodeputati voteranno una risoluzione che chiede agli Stati membri dell’UE di eliminare le restrizioni e consentire all’Ucraina di lanciare missili occidentali a lungo raggio nel territorio russo contro “obiettivi legittimi”.

La proposta degli eurodeputati sostiene che le attuali restrizioni ostacolano il diritto dell’Ucraina all’autodifesa, lasciando il paese vulnerabile a ulteriori attacchi. Tuttavia, questa misura non solo segna un passo preoccupante verso l’escalation del conflitto, ma mette anche in pericolo la sicurezza globale incoraggiando una spirale di violenza con conseguenze imprevedibili.

Possiamo, ad esempio, chiederci cosa sarebbe successo se, durante la guerra del Vietnam, la Russia avesse fornito ai nordvietnamiti missili in grado di colpire “obiettivi legittimi” sul territorio americano, ad esempio per distruggere basi aeree B-52 che sterminavano i civili popolazione o le fabbriche di napalm. O le caserme americane dove i marines si addestravano a tecniche di combattimento crudeli e brutali.

La cautela di Stati Uniti, Germania e Italia

Nonostante le pressioni per aumentare il sostegno militare all’Ucraina, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha deciso di mantenere le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali per attacchi sul territorio russo. Joe Biden è consapevole che una simile escalation rischierebbe di trascinare gli Stati Uniti e i suoi alleati in un conflitto diretto con la Russia, un pericolo che qualsiasi leader responsabile deve evitare. Biden ha detto no all’uso dei missili americani Atacms contro le basi militari in Russia.

Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha preso una posizione simile, esprimendo chiaramente il suo rifiuto di sostenere gli attacchi ucraini sul territorio russo, poiché potrebbero portare ad una pericolosa escalation del conflitto. La Germania, in quanto membro dell’Unione Europea, continua a cercare un delicato equilibrio tra il sostegno all’Ucraina e la necessità di evitare una guerra aperta tra NATO e Russia. La Germania si rifiuta di dare il via libera ai missili Taurus di fabbricazione tedesca.

I missili Verdi e Toro

Tuttavia, a nome del gruppo Verde al Parlamento europeo, è stata presentata una risoluzione per fornire missili Taurus (prodotti da Germania e Svezia) in grado di colpire Mosca. Nota: nel gennaio 2024 il parlamento tedesco ha votato contro la fornitura di missili Taurus all’Ucraina. La richiesta di fornitura di missili Taurus è stata inclusa nella proposta di risoluzione comune che sarà votata dai diversi gruppi del Parlamento europeo.

In Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno ribadito lo stesso principio. I missili Storm Shadow, infatti, sono dotati del sistema di ricerca del bersaglio brevettato dall’azienda italiana Leonardo. L’Italia, anche per via della sua Costituzione, è favorevole ad una strategia che eviti qualsiasi escalation diretta con la Russia, mantenendo una linea di cautela diplomatica e militare.

Coinvolgimento militare diretto dell’Occidente

Uno degli aspetti più pericolosi della proposta di eliminare le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali è che molti dei missili a lungo raggio richiesti dall’Ucraina, come i Ombra della tempestarichiedono la rete satellitare americana e il coinvolgimento diretto del personale militare della NATO. Questi missili sono dotati del sistema Codice Mun’avanzata tecnologia crittografata che consente di colpire bersagli con precisione evitando le interferenze delle contromisure elettroniche russe. Tuttavia, l’Ucraina non ha accesso diretto a questo sistema di codice M: il lancio e il controllo di questi missili richiedono quindi l’intervento attivo del personale NATO. Molti deputati non lo sanno questi dettagli militari, che tuttavia sono molto importanti per fare una scelta consapevole e non un azzardo.

Putin minaccia ritorsioni

Questo fatto solleva gravi implicazioni: consentirebbe l’uso di tali missili contro obiettivi sul territorio russo coinvolgimento diretto dell’Occidente nelle operazioni militari ucraine. Questo è il motivo Vladimir Putin ha minacciato di ritorsioniriconoscendo che un simile atto equivarrebbe ad un intervento totale da parte degli Stati Uniti e della NATO nelle operazioni di bombardamento contro la Russia. Una tale escalation rischia di trasformare un conflitto regionale in uno scontro diretto tra potenze mondiali, con il coinvolgimento delle armi nucleari come possibile scenario finale.

Il rischio di un’escalation

La proposta di revocare le restrizioni non tiene conto del rischio di escalation. Attaccare obiettivi all’interno della Russia potrebbe infatti innescare una spirale infinita sempre più pericolosa. Il diritto internazionale, pur sancendo il diritto all’autodifesa, deve sempre essere interpretato tenendo presente la necessità di evitare un’escalation incontrollata. L’idea di colpire direttamente obiettivi sul territorio russo va contro ogni logica di allentamento della tensione e di negoziazione pacifica, che dovrebbe invece essere la priorità assoluta.

Alimentare la spirale della guerra?

La storia ci ha insegnato che le guerre a lungo termine spesso si trasformano in inutili carneficine, dove le perdite umane e materiali superano di gran lunga i guadagni strategici. Abbiamo recentemente appreso che la guerra in Ucraina ha già provocato un milione di morti e feriti. Aumentare il livello di violenza, senza cercare soluzioni diplomatiche concrete, non solo prolunga la sofferenza del popolo ucraino, ma mette anche in pericolo la stabilità dell’intera regione.

Un’Europa che si allontana dai suoi principi di pace

L’Unione Europea è nata come progetto di pace, basato sulla cooperazione e sul dialogo tra le nazioni, in un continente che ha sperimentato le devastazioni di due guerre mondiali. La risoluzione proposta sembra discostarsi da questi principi fondamentali, spingendo l’Europa ad assumere un ruolo attivo in un conflitto che potrebbe facilmente sfuggire al controllo. Se l’UE dovesse entrare a far parte di un conflitto armato diretto contro una potenza nucleare, rischierebbe di tradire la propria missione di costruzione della pace e della stabilità.

Nota : Risoluzione del Parlamento europeo sulla continuazione del sostegno finanziario e militare degli Stati membri dell’UE all’Ucraina
(2024/2799(RSP)) Il Parlamento europeo
(…)

“Invita gli Stati membri a eliminare immediatamente le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo, poiché ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l’Ucraina esposta a attacchi alla sua popolazione e alle sue infrastrutture”.

Risoluzione proposta da:

Michael Gahler, Andrzej Halicki, Sebastião Bugalho, David McAllister, Siegfried Muresan, zeljana Zovko, Andrius Kubilius, Pekka Toveri, Rasa Juknevičienė, Isabel Wiseler‐Lima, Antonio López‐Istúriz White, Nicolás Pascual De La Parte, Mika Aaltola, Wouter Beke, Gheorghe Falcă, Niclas Herbst, Sandra Kalniete, Marcin Kierwiński, Łukasz Kohut, Ondřej Kolář, Vangelis Meimarakis, Danuše Nerudova, Ana Miguel Pedro, Hélder Sousa Silva, Davor Ivo Stier, Michał Szczerba, Alice Teodorescu Måwe, Ingeborg Ter Laak, Riho Terras, Matej Tonin, Inese Vaidere

a nome del gruppo Parti Populaire Europe.

Sven Mikser, Yannis Maniatis.

a nome del gruppo S&D (socialisti e democratici).

Aurelijus Veryga, Adam Bielan, Mariusz Kamiński, Tobiasz Bocheński, Roberts Zīle, Michał Dworczyk, Veronika Vrecionová, Jadwiga Wiśniewska, Ondřej Krutílek, Reinis Pozņaks, Rihards Kols, Sebastian Tynkkynen, Małgorzata Gosiewska, Assita Kanko

a nome del gruppo ECR (Conservatori e Riformisti europei).

Helmut Brandstätter, Petras Auštrevičius, Dan Barna, Benoit Cassart, Olivier Chastel, Bart Groothuis, Karin Karlsbro, Ľubica Karvashová, Ilhan Kyuchyuk, Nathalie Loiseau, Urmas Paet, Eugen Tomac, Hilde Vautmans, Lucia Yar, Daini Ž Dainius

a nome del gruppo Renew (liberale).

Sergey Lagodinsky, Markéta Gregorová

a nome del gruppo Verde.

Hanna Gedin (Partito della Sinistra svedese), Jonas Sjöstedt (presidente del Partito della Sinistra svedese), Li Andersson (Alleanza di Sinistra, Finlandia), Jussi Saramo (Alleanza di Sinistra, Finlandia), Merja Kyllönen (Alleanza di Sinistra, Finlandia),

per conto di Clausen (Alleanza Rosso-Verde, Norvegia).

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