L’ONG russa per i diritti umani Memorial ha dichiarato all’AFP che la repressione orchestrata in Russia è sottovalutata, con migliaia di russi e ucraini imprigionati per casi politicamente motivati.
Sergei Davidis, responsabile del programma di assistenza ai prigionieri politici dell’organizzazione bandita in Russia, vincitrice del Premio Nobel per la pace 2022, rileva in particolare che circa 7.000 civili ucraini sono detenuti dalle autorità russe, secondo il conteggio dell’ONG Centro per le libertà civili , con sede a Kiev.
Sergei Davidis ha anche contato diverse centinaia di casi per “alto tradimento” e “sabotaggio” aperti in Russia dopo l’invasione dell’Ucraina e altre “migliaia” per rifiuto di prestare servizio sul fronte ucraino.
A ciò si aggiungono, secondo Davidis, decine di soldati ucraini fatti prigionieri e processati penalmente in Russia invece di essere trattati come prigionieri di guerra.
A ciò si aggiungono circa 1.300 prigionieri per motivi politici, registrati dall’organizzazione russa OVD-Info.
“Si può dire che in quasi tutti questi casi c’è una motivazione politica e una violazione dei diritti di queste persone”, ha detto Sergei Davidis all’AFP.
L’elenco dei prigionieri politici detenuti dalla Russia stilato dal Memorial comprende attualmente 778 nomi. Ma non comprende i casi sempre più numerosi classificati segreti.
Questo elenco di 778 nomi è solo “la punta dell’iceberg”, sottolinea Sergei Davidis, perché Memorial non può stabilire “con certezza” lo status di molti prigionieri, perché non si ha accesso ai loro archivi o addirittura non si conosce la loro esistenza.
“Stiamo cercando di creare, accanto all’elenco dei prigionieri politici, altri elenchi più completi di persone perseguite per motivi politici e illegali”, spiega Davidis.
Dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, il governo russo ha intensificato la repressione contro qualsiasi opposizione, reale o presunta, all’invasione dell’Ucraina.
Quasi tutti gli esponenti dell’opposizione russa sono in esilio, in prigione o morti, come l’avversario numero uno del Cremlino, Alexeï Navalny, morto a febbraio in un penitenziario artico.
Secondo le ONG e i media, i servizi di sicurezza russi torturano regolarmente i detenuti, in particolare i prigionieri ucraini.