Londra (awp/afp) – I prezzi del petrolio si indeboliscono lunedì, gli investitori sono delusi dal piano di ripresa di Pechino in attesa della pubblicazione questa settimana dei rapporti mensili dell'OPEC e dell'AIE sulla produzione.
Intorno alle 10:15 GMT (11:15 CET), il prezzo di un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a gennaio, ha perso l'1,22% a 74,13 dollari.
Il suo equivalente americano, il barile di West Texas Intermediate (WTI), con consegna a dicembre, è sceso dell'1,44% a 69,37 dollari.
“Le misure di stimolo fiscale annunciate venerdì dalla Cina non hanno ravvivato l'appetito degli investitori per il petrolio greggio”, spiega Ipek Ozkardeskaya, analista di Swissquote.
La Cina, il più grande importatore di petrolio al mondo, è già alle prese con una faticosa ripresa post-Covid, gravata dal rallentamento dei consumi e da una grave crisi immobiliare, e il rallentamento della sua attività economica pesa da diversi mesi sui prezzi del petrolio.
“Le grandi banche rivedono al ribasso le loro previsioni di crescita” per il colosso asiatico, precisa l'analista.
Anche i prezzi del greggio sono in fase di stallo perché “questa settimana tutti i principali meteorologi pubblicheranno i loro rapporti mensili sul petrolio”, ricordano gli analisti della DNB, spiegando un movimento limitato sui mercati.
L'OPEC (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) pubblicherà il suo rapporto martedì, quello dell'Agenzia americana per l'informazione sull'energia apparirà mercoledì e l'Agenzia internazionale per l'energia (IEA) pubblicherà il suo rapporto giovedì.
L'indecisione del mercato è rafforzata dalla difficoltà di valutare gli effetti negativi sul prezzo dell'oro nero causati dal secondo mandato di Donald Trump dopo la sua vittoria di mercoledì scorso alle elezioni presidenziali americane.
Il presidente eletto è un forte sostenitore dei combustibili fossili e il mercato si aspetta condizioni favorevoli per i produttori americani, che porterebbero ad un’offerta ancora più abbondante da parte degli Stati Uniti.
Ma i prezzi potrebbero essere spinti al rialzo dalla possibilità di sanzioni più severe contro Iran e Venezuela sotto l’amministrazione Trump e dal rallentamento degli investimenti nelle energie rinnovabili.
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