Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ammesso di aver scatenato l'attacco che ha ucciso e ferito centinaia di persone in possesso di un cercapersone di Hezbollah, rivela l'AFP, a cui fa eco BFMTV.
Il 17 settembre, centinaia di cercapersone, sistemi di messaggistica radio che consentono a membri o parenti degli Hezbollah libanesi di comunicare tra loro, sono implosi contemporaneamente nelle tasche dei loro proprietari. Questa azione, che secondo le autorità libanesi ha provocato 39 morti e circa 3.000 feriti, è stata appena rivendicata, domenica 10 novembre 2024, dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Lui stesso sostiene di aver dato il via libera al lancio di questo attacco, davanti al Consiglio dei ministri settimanale in Israele, precisa l'AFP, a cui fa eco BFMTV.
Le informazioni fornite dai media israeliani si rivelano quindi esatte. Se i sospetti sul Mossad, il servizio segreto israeliano, fossero fondati, mai fino ad ora una fonte ufficiale aveva confermato che all'origine dell'attacco c'era Tel Aviv. Il gruppo armato libanese parlava già di “hacking israeliano” il giorno dopo queste numerose esplosioni.
Una nuova escalation in Medio Oriente
La televisione di stato iraniana ha annunciato che anche l'ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani, è rimasto ferito nell'esplosione di un cercapersone. “Ci ha detto qualche minuto fa che stava bene, che era cosciente e che non c’era pericolo per lui”hanno aggiunto i media, precisandolo “La ferita dell'ambasciatore è superficialePer l'Agenzia nazionale d'informazione (ANI) si è trattato di un “Incidente di sicurezza senza precedenti verificatosi nella periferia meridionale di Beirut e in molte regioni libanesi”. Ha attribuito direttamente questi attacchi a “il nemico” Israeliano, che presumibilmente ha violato il sistema cercapersone “tramite l’alta tecnologia”. Anche il governo libanese lo ha condannato “Aggressione israeliana”.
Per ritorsione, Hezbollah ha promesso a “punizione terribile” contro Israele e ha lanciato attacchi nello Stato ebraico, che ha risposto il 23 settembre con una campagna di bombardamenti nel sud del Libano. Il giorno prima, all’apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il suo Segretario Generale, Antonio Guterres, era preoccupato per questa nuova escalation nella regione e per vedere il Libano meridionale diventare “un’altra Gaza”.
pubblicato il 10 novembre alle 18:29, Auguste Breton, 6Medias
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