I deputati hanno concluso ieri sera l’esame della prima parte del bilancio dello Stato, che hanno ampiamente rielaborato con nuove tasse. Martedì è prevista una votazione cruciale.
I deputati hanno concluso, nella notte tra venerdì e sabato, la prima parte del bilancio dello Stato: il testo iniziale del governo è stato ampiamente rielaborato, con nuove tasse a bizzeffe, che l’Assemblea dovrà ancora convalidare con una votazione generale sul Martedì. Poco prima delle 3 del mattino, l’Assemblea nazionale ha finalmente concluso l’esame della parte “ricette” della legge finanziaria e gli oltre 3.000 emendamenti presentati dai deputati. Un progetto iniziato il 21 ottobre, poi interrotto durante la discussione sul bilancio della Previdenza Sociale, e ripreso mercoledì nell’emiciclo, dove la copia del governo è stata profondamente trasformata.
In definitiva, la previsione del deficit statale per il 2025 viene ridotta da 142 a 85 miliardi di euro, in particolare a scapito di “aumento tasse di 35 miliardi”ha calcolato il ministro del Bilancio Laurent Saint-Martin al termine della sessione, giudicando questo miglioramento “in gran parte artificiale” perché derivanti anche per 23 miliardi dall’eliminazione della dotazione destinata all’Unione Europea. “Non abbiamo cancellato nulla, siamo ancora nell’Ue”ha convenuto il deputato centrista Charles de Courson, relatore generale del bilancio, che da parte sua stima le nuove entrate in “12 miliardi contando”il resto è “probabilmente euro-incompatibile o incostituzionale”.
Costi contestati logicamente dal presidente della Commissione Finanze, l’Insoumis Éric Coquerel, che mantiene la “soddisfazione” avere “trovato decine di miliardi di nuove entrate” e così “ha abbassato il deficit a meno del 3%” tu PIB.
Atti di ribellione
In effetti, la sinistra ha presentato buona parte del suo programma per le ultime elezioni legislative. Con l’aiuto di nuove tasse «superprofitti»IL “super dividendi”riacquisti di azioni proprie, “grandi aziende digitali”multinazionali o addirittura patrimoni di miliardari. Il governo non ha potuto che constatare i danni: dei 41 articoli del suo testo iniziale, una dozzina sono stati semplicemente cancellati dall’Assemblea. E non ultimo: porre fine all’aumento dell’imposta sull’elettricità, all’aumento della multa automobilistica e alla sovrattassa sulle grandi imprese, ogni volta con i voti della destra e del centro, anche se dovrebbero sostenere l’esecutivo.
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A parte questi atti di ribellione, il “base comune” ha brillato soprattutto per la sua assenza nei dibattiti, incapace di mobilitarsi anche durante il voto simbolico sul contributo europeo. Il blocco centrale è apparso addirittura diviso riguardo ai suoi tradizionali tabù fiscali. Così, il Modem ha votato per rendere permanente la sovrattassa sui redditi alti, che il governo ha voluto limitare solo ai prossimi due anni. Allo stesso modo, il gruppo Orizzonti è dietro l’iniziativa di riduzione del credito d’imposta sulla ricerca, altro totem macronista.
Spesso in qualità di arbitro, il Raggruppamento Nazionale ha talvolta spostato la bilancia a sinistra. Come venerdì per varare una tassa sull’importazione di carne bovina, per segnare un rifiuto condiviso dell’accordo di libero scambio europeo con il Mercosur sudamericano.
“Sensazione di spreco”
Alla fine dell’esercizio, pochi sono i motivi di soddisfazione per l’esecutivo, che è riuscito a mantenere l’aumento dell’Iva sulle caldaie a gas e a introdurre con un emendamento un aumento dell’imposta sui biglietti aerei, al prezzo però di diversi concessioni. Resta da vedere se tutto questo sarà servito a qualcosa. Tutta la parte “ricette” dovrà infatti essere oggetto di una votazione solenne nell’emiciclo di martedì pomeriggio.
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Allo stato attuale, questo «barbouillis fiscale» non lo è “non votabile così com’è”ha detto il macronista David Amiel. “Sensazione di spreco” anche per il capogruppo Modem, Marc Fesneau, che ritiene sufficiente la bocciatura dell’articolo sull’Ue “per invalidare questo bilancio”. Al contrario, la sinistra “ovviamente voterò a favore”predisse il signor Coquerel, interrogandosi “cosa farà la Marina Militare” dopo aver adottato o astenuto numerosi provvedimenti.
Diversi dirigenti del gruppo di estrema destra hanno però fatto sapere al microfono che il loro gruppo si sta muovendo verso un voto contrario, soprattutto alla luce dell’importo totale dell’aumento delle tasse. Ciò dà credito alla possibilità di una bocciatura del testo, che verrebbe poi trasmesso al Senato nella sua versione iniziale, senza nemmeno esaminare l’aspetto “spese” del bilancio dello Stato. Se invece i deputati approveranno questa prima parte, passeranno subito alla discussione dei crediti destinati alle diverse missioni dello Stato, con l’obbligo di giungere ad una conclusione entro la scadenza del 21 novembre.