L’Egitto, legato a un trattato di pace con Israele, si è unito all’appello della Turchia, sostenuta da 52 paesi, che chiede all’ONU di fermare le consegne di armi a quel paese, citando preoccupazioni per il loro uso contro i palestinesi.
L’appello arriva mentre Israele continua la sua guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza, mentre affronta in Libano il filo-iraniano Hezbollah, alleato del gruppo terroristico islamico palestinese.
Una dichiarazione del Ministero degli Esteri egiziano rilasciata martedì sera afferma che l’inclusione del Cairo nell’appello fa parte degli “sforzi internazionali per fare pressione su Israele affinché cessi le sue continue violazioni del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale.
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Mira anche a porre fine alle “violazioni israeliane” contro il popolo palestinese e a proteggere i civili, afferma la dichiarazione.
Domenica il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha affermato che il suo Paese aveva presentato l’appello alle Nazioni Unite due giorni prima.
“Dobbiamo ripetere in ogni occasione che vendere armi a Israele equivale a partecipare al suo genocidio”, ha detto Fidan durante una conferenza stampa a Gibuti, dove stava partecipando a un vertice sul partenariato Turchia-Africa.
Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan arriva a una riunione dei ministri degli Esteri della NATO presso la sede della NATO a Bruxelles il 3 aprile 2024. (Credito: Kenzo Tribouillard/AFP)
Tra i firmatari figurano Arabia Saudita, Brasile, Algeria, Cina, Iran e Russia, e due organizzazioni, la Lega Araba e l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica.
Il mese scorso, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiesto alle Nazioni Unite di imporre un embargo sulle armi a Israele come “soluzione efficace” per porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza.
L’Egitto, insieme al Qatar e agli Stati Uniti, da mesi media i colloqui indiretti per raggiungere un accordo di cessate il fuoco, ma senza molto successo.
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