DECRITTO – Come nel 2016, la vittoria del repubblicano segna un punto di svolta nella politica ambientale e climatica del secondo più grande emettitore di gas serra, a meno di una settimana dall'apertura della COP29.
“Al cambiamento climatico non interessa davvero chi è al comando degli Stati Uniti”. “Donald Trump o no, i paesi continueranno ad andare avanti”. Nelle ultime settimane, esperti e negoziatori hanno continuato a cercare di rassicurarsi, insistendo sul fatto che i negoziati sul clima globale continueranno con uguale vigore indipendentemente dall’esito delle elezioni presidenziali americane. Ma a meno di una settimana dalla COP29 che inizierà lunedì prossimo a Baku, in Azerbaigian, la vittoria del repubblicano alla guida del secondo più grande emettitore di gas serra del pianeta non è chiaramente un buon segnale.
Durante il suo primo mandato, nel 2017, Donald Trump ha semplicemente ritirato il suo Paese dall’accordo di Parigi che mira a contenere il riscaldamento ben al di sotto dei 2°C e a continuare gli sforzi per limitarlo a 1,5°C. Il repubblicano ha promesso che lo rifarebbe, dopo l’annullamento di questa decisione da parte di Joe Biden. Se sì, la procedura…
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