Innanzitutto, il titolo. Enigmatico, intrigante. Ritratto dell’artista dopo la sua morte. Da solo sul palco, in un set in costruzione, una sorta di semplice studio, Marcial Di Fonzo Bo osserva i tecnici all’opera. Sopra di lui, uno schermo su cui appare la mappa di Palermo, uno dei quartieri più alla moda della capitale argentina. Su una tavola appesa ad un tramezzo si legge: Argentina, 1978.
Un giorno Marcial riceve una lettera dal Ministerio de Justicia y Derechos humanos, avenida Sarmiento 329, Buenos Aires, Argentina. Il suo nome è scritto male, Marzial, con una z al posto della c. Ma l’indirizzo è buono. Nella lettera si parla della riassegnazione di un appartamento situato in Avenida Luis Maria Campero 726, a Buenos Aires, che Marcial avrebbe ereditato da uno zio, un certo Jorge Luis Di Fonzo. Marcial non ha mai sentito parlare di uno zio simile.
Diverse faglie spazio-temporali
Con Davide Carnevali, l’autore della pièce, decidono di recarsi a Buenos Aires per cercare di capire la vicenda. Per Marcial, argentino di nascita, francese d’adozione, si tratta di un ritorno al paese natale in condizioni strane. Quanto a Davide Carnevali, si è ammalato appena arrivato e non lascerà l’appartamento piuttosto tetro che hanno affittato su Airbnb. Marcial, solo sul palco, ci racconta questa storia. Siamo tutti orecchi.
La storia ruoterà attorno a un argentino, un certo Luca Misiti, compositore, pianista, scomparso senza lasciare traccia il 25 giugno 1978, il giorno della finale dei Mondiali vinta dall’Argentina contro l’Olanda Down. Dove scopriamo con Marcial che Misiti è stata l’ultima occupante dell’appartamento di zio Di Fonzo.
L’appartamento è rimasto com’era: vecchia radio appoggiata sul piano di lavoro della cucina, poltrona, tavolino e il suo posacenere di cristallo, moquette. Solo il pianoforte, di cui possiamo intuire l’ubicazione, non c’è più. Beh, non sempre lì. La storia di Misiti farà eco a quella di Schmidt, senza la lettera d (di cui il musicista argentino aveva ritrovato gli spartiti), pianista ebreo tedesco scomparso anche lui mentre si preparava a fuggire dalla Francia di Vichy.
Il racconto vertiginoso a cui Marcial Di Fonzo Bo ci invita si dipana su più scale spazio-temporali, in una sovrapposizione dove passato e presente si intersecano senza che lo spettatore perda mai il filo di Arianna di questo intrigo. Questa storia prende anche qui una deviazione attraverso la battaglia di Algeri, i metodi utilizzati da alcuni ufficiali francesi hanno ispirato le loro “controparti” argentine.
Nell’appartamento di Misiti nessuna traccia del vecchio zio di Marcial. È come se nessuno vivesse lì dal 25 giugno 1978. Marcial immagina la scena. E noi con esso. Una vecchia Ford rossa con i finestrini affumicati. Un poliziotto in borghese, il volto nascosto da occhiali scuri. Le grida di dolore di Misiti si fondono con le grida di gioia dei tifosi argentini. La Ford si mette in cammino, diretta all’Esma, la Scuola di Meccanica Navale, che era un centro di tortura. Da qui decollavano gli aerei per gettare in mare i corpi dei prigionieri.
Tra realtà e finzione
Tutti gli indizi concorrono ad arricchire la storia. Eppure, dov’è la verità in questa storia? Ogni somiglianza con personaggi esistenti è intesa, presupposta e rivendicata. Siamo entrambi turbati da questa storia in cui finzione e realtà continuano a scaricarsi la responsabilità. C’è mai stato un Misiti o un Di Fonzo che vivesse in Avenida Luis Maria Campero, 726, Buenos Aires. Lo spettatore viene coinvolto nel gioco.
Ritratto dell’artista dopo la sua morte è una contro-indagine e una rincorsa all’oblio, quello che cancella la Storia dalle nostre memorie. Quanti Misiti o Schmidt sono caduti nel limbo della Storia? Gli spettatori vengono presi come testimoni. Meglio ancora, sono totalmente immersi in ciò che accade davanti ai loro occhi. Il pianoforte sembra essere l’unico testimone della scena del rapimento. Le note escono dallo strumento senza che nessuno le suoni.
I fantasmi dei dispersi infestano questo appartamento. Un appartamento-mostra trasformato improvvisamente in museo e che gli spettatori, invitati a salire sul set, potranno poi visitare. Nel 2023, l’Esma è diventato il Museo della Memoria dell’Argentina.
Il testo di Davide Carnevali è creato per essere adattato a tutti i paesi a seconda degli attori che lo interpretano. Il teatro improvviso, qui, assume tutto il suo significato: non parla in nome di una persona in particolare ma di tutti coloro che sono passati per le mani della dittatura, affinché non morissero invano.
Ritratto dell’artista dopo la morte (Francia 41-Argentina 78)fino al 27 novembre, al Théâtre de la Bastille, Parigi, 11e. Rens. : theater-bastille.com Tour: 15 e 16 gennaio 2025 al CDN di Montluçon; dal 20 al 22 febbraio 2025 al Théâtre de Liège, Belgio, e dal 26 aprile al 7 maggio 2025 al Quai-CDN di Angers. Il testo è pubblicato in Solitaires intempés.
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