Chiave di volta
Migliaia di iraniani si sono riuniti domenica nel centro della capitale Teheran e in tutto il paese per celebrare il 45° anniversario della crisi degli ostaggi dell'ambasciata americana del 1979.
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Davanti all'ex rappresentanza diplomatica americana i presenti brandivano le bandiere iraniana e palestinese, nonché quelle del movimento sciita libanese Hezbollah, sostenuto dalla Repubblica islamica.
Molti di loro portavano cartelli con slogan “Morte all’America” e “Morte a Israele” in persiano e inglese.
Di fronte alla folla a Teheran, il generale Hossein Salami, capo del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie, l’esercito ideologico della Repubblica Islamica, castigato gli Stati Uniti e il loro alleato israeliano.
“Gli israeliani e gli americani non possono sopravvivere massacrando i musulmani, li avvertiamo sempre che se non cambiano il loro comportamento, andranno verso il collasso e la distruzione”
Salame Hossein
Da sabato mattina i media statali trasmettono inni rivoluzionari che denunciano i “crimini” degli Stati Uniti contro l’Iran.
Proteste simili hanno avuto luogo in molte altre città del Paesein particolare a Shiraz (sud), Abadan (sud-ovest), Bandar Abbas (sud) e Sari nel nord.
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Le 4 novembre 1979, meno di nove mesi dopo il rovesciamento dell’ultimo Scià dell’Iran, un gruppo di studenti sostenitori della Rivoluzione Islamica ha preso d’assalto l’ambasciata degli Stati Uniti a Teheranaccusato di essere un “covo di spie”.
Gli studenti avevano chiesto, per liberare gli ostaggi, che gli Stati Uniti estradassero lo scià affinché potesse essere processato in Iran. (ats/vz)
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