Due anni dopo la vittoria del Likud in Israele. In Libano e Gaza continuano gli scontri

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Le elezioni legislative del 2022 hanno portato alla formazione del governo Netanyahu VI, considerato il governo più di destra nella storia israeliana, che include in particolare Itamar Ben-Gvir al Ministero della Sicurezza Nazionale. Il 7 ottobre 2023 ha poi spostato l’esecutivo verso un governo di unità e di emergenza sostenuto da un gabinetto di guerra alla presenza di Benny Gantz. L’ultimo rimpasto risale al giugno 2024, segnato in particolare dalla partenza di Gantz, in un contesto di crescente opposizione e di ripresa delle manifestazioni anti-Netanyahu.

  • Per il generale riservista ed ex deputato di sinistra Yaïr Golan: “Alla base della politica di Netanyahu c’è questa decisione di non affrontare la questione palestinese”.
  • L’ex ministro della Sanità israeliano Nitzan Horowitz ha dichiarato solo pochi giorni dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023: “La politica di Netanyahu è stata esplicitamente quella di rafforzare Hamas per approfondire la tensione tra Hamas e l’Autorità Palestinese a Ramallah.

In Libano continuano gli scontri tra Israele e Hezbollah, sostenuti dall'Iran. Hezbollah, decimato dalla morte dei suoi leader ma che dispone ancora di 50.000 combattenti e di circa 200.000 missili e razzi, continua i suoi attacchi contro Israele. Ieri, giovedì 31 ottobre, l'IDF ha annunciato di aver bombardato “depositi di armi e centri di comando utilizzati dalle forze Radwan” nella regione di Qousseir, in Siria.

  • Dopo l'assassinio di Sinwar del 16 ottobre, rivendicato come una vittoria dal primo ministro israeliano, in Qatar sono ripresi i colloqui per un cessate il fuoco a Gaza.
  • Il direttore della CIA, Bill Burns, ha presentato una nuova formula: Israele porrà fine ai combattimenti per un mese e rilascerà diverse decine di ostaggi palestinesi, in cambio del rilascio da parte di Hamas di circa 8 ostaggi.

Tuttavia, è improbabile che venga raggiunto un accordo prima delle elezioni presidenziali americane. Taher al-Nounou, un alto funzionario di Hamas, ha detto ieri: “Abbiamo già espresso la nostra posizione sull'idea di una tregua temporanea nella guerra, che servirà solo a riprendere in seguito l'aggressione”. Hamas sostiene una fine permanente, non temporanea, della guerra”.


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