“The Apprentice” di Ali Abbasi – Non date da mangiare a Trump

“The Apprentice” di Ali Abbasi – Non date da mangiare a Trump
“The Apprentice” di Ali Abbasi – Non date da mangiare a Trump
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In L’apprendista, il regista danese-iraniano Ali Abbasi è interessato alla realizzazione del mostro Donald Trump. Si tratta di una nuova pietra nella decostruzione del mito meritocratico, già avviata dal precedente documentario “Trump, an American dream” che si concentrava maggiormente sulle doti di Donald erede di accumulare debiti e cause legali. Ali Abbasi si concentra qui sulla genesi del magnate immobiliare, sulla sua conoscenza dell’aggressività e della mascolinità tossica, sullo sviluppo del suo caratteristico fraseggio pieno di iperbole, dal candore ingenuo della sua giovinezza alla sua dipendenza dal potere e dal denaro.

L’uscita del film è prevista per metà settembre, prima delle elezioni americane di novembre. Mentre Donald Trump, 77 anni, ex presidente, si aggiudica la vittoria nella maggioranza dei sondaggi, nonostante le vicende che lo riguardano, il suo famigerato sessismo, i suoi legami con piccoli gruppi suprematisti e le bugie da lui pronunciate, nulla sembra interferire con il suo inesorabile ritorno al potere. Il biopic ha quindi l’ambizione di almeno spiegare e contrastare idealmente la nuova ascesa al potere dell’uomo che metà degli americani aborre mentre l’altra metà lo adora.

Non sorprende vedere che quest’uomo, erede dell’impero paterno, sia cresciuto nel culto del self-made man, ma soprattutto con milioni in tasca. Quello che non sappiamo è che trae la sua etica da squalo da un illustre avvocato, noto per la sua formidabile aggressività. Per Roy Cohn (i francesi più malintenzionati vedranno in lui una versione americana di Nicolas Sarkozy, un omino dalla battuta scontrosa, pieno di indagini per corruzione, con movimenti del mento a scatti e una schiettezza provocatoria), l’essenziale è vincere. La vita è divisa in due categorie, assassini e il perdenti. Per questo tutti i mezzi sono buoni: attacco, denaro, menzogna. Sempre superando le offerte. Tutto può essere comprato. Fai sempre finta di aver vinto anche quando hai perso.

Il giovane Trump, che sembra così innocuo, seguirà alla lettera la lezione fondativa di un delirio narcisistico legato al capitalismo disinibito. Ci sono gli esempi raccontati nel film: il ricatto esercitato su un dipendente pubblico per aggiudicarsi un affare, la corruzione e le minacce al sindaco di New York. Nella categoria mascolinità tossica troviamo: la Trump Tower che Donnie vuole più grande delle altre, la compravendita del consenso di Ivanka al matrimonio, lo stupro. Ma ci sono anche esempi fuori campo, questi esempi che il film inevitabilmente invoca: realtà alternative, il grande pulsante nucleare che Trump sta discutendo con Kim Jong Un, e ovviamente l’assalto al Campidoglio da parte di un piccolo gruppo incoraggiato da un Trump contestatore. la sua sconfitta.

Sebastian Stan, Jeremy Strong © Scizia Film




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Il titolo del film “The Apprentice” prende il nome della serie reality condotta e prodotta da Donald Trump. È una farsa; Di fronte alle realtà alternative propagandate e rivendicate da Trump, il regista fa appello all’unica arma valida: l’analisi sociologica e la verità. La performance dell’attore è mozzafiato, sia nelle prominenti smorfie del personaggio, sia nella sua trasformazione da essere ubriaco, mai ubriaco, prima completamente goffo poi così imponente. La forza del pregiudizio è anche quella di uno sguardo intriso di comprensione, quasi di compassione di fronte alla durezza di un padre e allo scherno di un ambiente spietato. Ali Abbasi ci ricorda che prima di essere un essere abietto, Donnie era anche innocente. La società, o più precisamente il capitalismo e la sua agitazione dell’ego e dell’ambizione sfrenata pronta a schiacciare tutto, è profondamente responsabile dei fenomeni mediocratico come il trumpismo.

La forza del ritratto di Ali Abbasi è quella di opporre l’empatia alla crudeltà, la forza dell’indagine all’impunità. Decostruisce così in modo intelligente il mito del patriota americano che si eleva al di sopra della legge di Talion. Non dare da mangiare al troll che ingrassa a causa degli attacchi e dei colpi bassi. In un ultimo affronto che conclude il suo film, il regista convoca un giornalista incaricato di ritrarre Trump in un libro. All’interessato non interessa minimamente il risultato, purché il libro faccia parlare di sé. In conferenza stampa Abbasi insiste e firma: non è contrario all’incontro con il protagonista del suo film. Inoltre non è sicuro che il film gli dispiacerebbe, “probabilmente ne rimarrebbe sorpreso”.

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