Laurent Saint-Martin “non si oppone” alla vendita da parte dello Stato del 10% delle sue azioni in società quotate per saldare il debito

Laurent Saint-Martin “non si oppone” alla vendita da parte dello Stato del 10% delle sue azioni in società quotate per saldare il debito
Laurent Saint-Martin “non si oppone” alla vendita da parte dello Stato del 10% delle sue azioni in società quotate per saldare il debito
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I deputati della LFI e i loro alleati di sinistra imponevano una tassa «superprofitti» grandi aziende, «vittoria» che potrebbe, secondo loro, fruttare 15 miliardi di euro.

Questo “contributo eccezionale”che si applicherebbe alle imprese con un fatturato superiore a 750 milioni di euro, mira, secondo gli eletti “ribelli”, a “Fare in modo che gli approfittatori della crisi contribuiscano alla solidarietà nazionale”chi sono “arricchito indecentemente” durante la crisi sanitaria e poi energetica.

Questo emendamento, tuttavia, sarà sottoposto a una nuova votazione la prossima settimana, quando il partito “ricette” del bilancio dello Stato 2025 sarà esaminato nell’emiciclo, dove gli eletti partiranno dalla versione originale del progetto presentato dal governo.

Nel dettaglio, verrà considerato come a « superprofitto » la quota di utili aziendali superiore a 1,25 volte la media degli utili annuali realizzati nel periodo 2017-2019 (ovvero prima della crisi Covid). Su questi profitti verrà calcolata una tassazione aggiuntiva “eccedenza”con tre scaglioni imposti al 20%, 25% e 33%.

Del “Gruppi del gas che nel primo semestre hanno realizzato utili per oltre 10 miliardi di euro” dovere “dare il proprio contributo allo sforzo collettivo”ha sostenuto l’ecologista Eva Sas. “Se volete che tutte le nostre aziende escano dal territorio avete ragione: è questa la strada da percorrere! »ha risposto Véronique Louwagie (LR). La RN, i cui funzionari eletti hanno trovato l’idea “interessante”si è astenuto.

La Commissione Finanze ha approvato anche alcuni provvedimenti volti a ridurre il credito d’imposta per la ricerca (CIR), l’aiuto fiscale per le imprese introdotto durante il quinquennio di François Hollande, ma il cui costo è criticato da parte della sinistra per la sua efficacia in termini di sostegno per la crescita e l’occupazione. Un emendamento presentato dal PS prevede quindi di trasformare questo credito d’imposta in una riduzione fiscale per le grandi imprese: queste non ne beneficerebbero più in caso di profitti o perdite insufficienti.

Un altro emendamento, presentato questa volta dalla destra, mira a privare le società finanziarie e assicurative del CIR, che potrebbe generare un risparmio di 1,5 miliardi di euro, sugli 8 miliardi che costano in totale questa nicchia fiscale. Questo credito d’imposta deve essere “rifocalizzato sulle attività industriali o agricole” partecipando a “l’economia produttiva”ha sostenuto il suo autore, Corentin Le Fur (LR). Anche il relatore generale sul bilancio, Charles de Courson (LIOT), ha approvato un emendamento volto a ridurre la base ammissibile per il CIR, con un guadagno previsto di 250 milioni di euro.

In serata i deputati hanno approvato diversi aumenti delle imposte locali, in particolare dell’imposta sulla casa sulle seconde case, consentendo a tutti i comuni di applicare l’aumento (fino al 60%) riservato in questa fase alle aree “teso”.

Accordo dato anche all’aumento da parte dei dipartimenti della tassa di sviluppo riscossa sui permessi di costruzione e all’estensione dell’imposta sulle superfici commerciali ai magazzini giganti – con il settore dell’e-commerce nel mirino. Al contrario, la commissione ha sostenuto un’esenzione dall’imposta sulla proprietà dei terreni agricoli che va oltre la misura proposta dal governo.

Restavano ancora più di 400 emendamenti da esaminare sabato, prima dell’inizio dei dibattiti in emiciclo a partire da lunedì.

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