treno espresso per allegoria futuristica

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Curtis (Chris Evans) in “Snowpiercer”. Snowpiercer”, di Bong Joon-ho. LATO SELVAGGIO

CSTAR – GIOVEDI 17 OTTOBRE ORE 21:10 –

Il fumetto francese creato da Jean-Marc Rochette e Jacques Lob nel 1984, Snowpiercer. Il transperceneige, da cui è tratto il quinto lungometraggio di Bong Joon-ho, uscito nel 2013, è un’allegoria futuristica di cui il cineasta ha mantenuto solo il principio generale trasformando il progresso e la natura della storia.

Quella che rischiava di essere una metafora politica pesante e noiosa è diventata un’opera cinematografica che era allo stesso tempo divertente, spettacolare e fondamentalmente astratta, spogliando diversi livelli di sensazione e riflessione per arrivare alla nudità dell’idea stessa.

Un prologo definisce il contesto devastato della storia. La Terra è entrata in un periodo di glaciazione, causando la fine della civiltà. Per sopravvivere, ciò che resta dell’umanità è salito a bordo di un gigantesco treno che viaggia senza sosta, girando intorno al globo in un circuito che diventa una scala temporale.

Società di classe spietata

La specie umana, ormai ridotta a passeggeri del treno, è spietatamente divisa in classi. C’è chi si ammassa nei vagoni, i poveri condannati a sopravvivere cibandosi di cibi di dubbia qualità portati loro da alcuni miliziani; e c’è chi vive al fronte, in un mondo che immaginiamo sia agli antipodi della miseria vissuta dal sottoproletariato delle ultime automobili.

Regolarmente, guardie armate, guidate da una donna terribile e grottesca, caricatura di una sbiadita maestra inglese (Tilda Swinton), prendono i bambini separati con la forza dai loro genitori, per condurli verso una destinazione misteriosa, in testa al treno, al servizio per uno scopo sconosciuto. Guidati da un uomo determinato (Chris Evans), sotto le istruzioni di un vecchio (John Hurt), un gruppo di ribelli si propone di attaccare la locomotiva. Punteggiata da scontri brutali e scoperte folli, questa odissea trasformerà la storia in qualcosa che non era necessariamente previsto.

Leggi l’intervista con Bong Joon-ho: Articolo riservato ai nostri abbonati Bong Joon-ho: “Il treno è associato, nella coscienza degli anziani coreani, alla barbarie dell’occupazione giapponese”

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Snowpiercer. Il transperceneige unisce brillantemente ciò che piace ai film Il padrone di casa (2006) o Madre (2010), questa capacità di attraversare vari livelli di lettura (e questo è il principio, la struttura stessa del film) per raggiungere una verità di cui abbiamo percepito solo manifestazioni allegoriche o criptiche. L’universo sociale – una spietata società classista – rappresentato a priori (troppo visibilmente) dal sistema messo in atto, diventa un universo mentale.

Il treno, dispositivo iniziale del racconto e scena degli eventi, diventa, di per sé, un personaggio spaventoso, quello di una madre che partorisce figli che poi divora. Ed è qui che la metafora sociale assume una dimensione singolare e unica. La società è percepita soggettivamente come un crudele Super-Io materno che determina il destino degli individui. Passiamo dal macrocosmo (la civiltà) al microcosmo (il treno) mentre ci muoviamo dal collettivo sociale alla psiche. Quale megaproduzione hollywoodiana potrebbe rivaleggiare con questa alleanza di intelligenza ed esultanza angosciata?

Film di Bong Joon-ho, con Chris Evans, Tilda Swinton, Song Kang-ho (EU-Cor, , 125 min).

Jean-François Rauger

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