PUNTO DI VISTA. Contro la schiavitù delle donne

PUNTO DI VISTA. Contro la schiavitù delle donne
PUNTO DI VISTA. Contro la schiavitù delle donne
-

Alle numerose accuse che gravano su Pavel Durov, fondatore del servizio di messaggistica criptata Telegram, utilizzato tra gli altri da narcotrafficanti e pedofili, si potrebbe aggiungere quella di complicità in crimini contro l’umanità. In particolare per la riduzione in schiavitù degli yazidi da parte di Daesh, dal 2014 fino alla caduta del gruppo Stato Islamico, nel 2019. Lo spiegava, pochi giorni fa, in un articolo su Le Monde (1). Lì leggiamo questo piccolo annuncio agghiacciante pubblicato da un gruppo chiamato “The Caliphate Market”: Schiava in vendita, 12 anni, deflorata, molto bella, [réside à] Rakka… 13.000 dollari, ultimo prezzo!!! Inoltre, all’inizio di ottobre, abbiamo appreso dall’agenzia Reuters, che una giovane donna yazida, rapita in Iraq all’età di 11 anni nel 2014, venduta e trafficata a Gaza, è riuscita a fuggire nonostante la persona che la deteneva fosse stata uccisa durante un’operazione militare israeliana.

Leggi anche. In Siria, caccia infinita al gruppo Stato Islamico

Queste informazioni ci ricordano che gli islamisti che praticano il terrorismo sono anche trafficanti di schiavi, cosa che spesso dimentichiamo. C’è in questa ideologia/idolatria che pretende di essere la verità dell’Islam non un particolarismo locale, ma una finalità universalista che mira ad estendere il suo modello, non solo all’intera comunità musulmana, ma all’intero pianeta. Questa schiavitù prende di mira soprattutto le donne, considerate congenitamente inferiori, il che impedisce loro di accedere all’autonomia e alla libertà. È contro questo che le giovani donne iraniane si sono ribellate, a rischio della propria vita, dopo l’assassinio di Mahsa Amini nel settembre 2022.

Denunciare senza sosta è essenziale

Non sono da meno i talebani afghani, loro che il 22 agosto hanno aggiunto al divieto per le donne di uscire in strada senza essere coperte dal velo dalla testa ai piedi, quello di parlare in pubblico. Non possono dire nulla per strada, nemmeno sotto il velo! Nello stesso movimento, e per consolidare questa schiavitù, i talebani hanno ripristinato la fustigazione e la lapidazione, abolite dalla costituzione afghana del 1923, scritta da giuristi afghani, nell’Afghanistan indipendente del re Amanullah.

Il grande specialista di questo paese, lo scrittore Michael Barry, non esita a parlare, anche qui, della schiavitù delle donne. Un uomo può fare quello che vuole con sua moglie o le sue figlie, incluso venderle o metterle a morte! Le donne afghane dedite a fornire piacere all’uomo che le possiede, a dare alla luce figli e ad assumersi responsabilità domestiche sono poco più che bestie da soma.

È essenziale denunciare senza sosta questa schiavitù e coloro che la praticano o la tollerano. Non farlo significa diventare complice passivo di questo abominio. È proprio questa complicità passiva che ha portato alla continuazione dell’esistenza, fino alla fine del XIX secoloe secolo, la schiavitù dei neri, proclamati “razzialmente” inferiori, portatori di un difetto ereditario. Alcuni movimenti femministi, incentrati sulla condanna del maschio bianco e colonialista, che hanno tardato ad esprimere indignazione per la sorte subita dalle donne vittime dei commando di Hamas il 7 ottobre, non fanno di questa situazione spaventosa la loro priorità. Tuttavia, questa lotta contro la schiavitù delle donne dovrebbe unirci tutti, indipendentemente dal nostro genere e dalle nostre affiliazioni politiche o religiose. Potrebbe diventare il crogiolo di un nuovo rapporto uomo-donna fondato sul rispetto assoluto della dignità e della libertà dell’altro, chiunque esso sia.

(1) 11 ottobre 2024.

-

PREV Benguerir | Inizio dei lavori per la 2a edizione della Giornata Nazionale dell’Industria
NEXT BREAKING: Inflazione dell’Eurozona inferiore alle attese ????