Mini-batteria al plutonio ad alta efficienza e a lungo termine: la NASA vuole ancora di più

Mini-batteria al plutonio ad alta efficienza e a lungo termine: la NASA vuole ancora di più
Mini-batteria al plutonio ad alta efficienza e a lungo termine: la NASA vuole ancora di più
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Lo conosciamo dalla serie di videogiochi “Fallout”. Qui, ogni macchina è alimentata da un motore a fissione nucleare, che provoca regolarmente esplosioni devastanti e molte radiazioni durante il corso del gioco.

Non sorprende quindi che i generatori termoelettrici a radioisotopi (RTG) vengano utilizzati solo lontano dalle aree popolate, più precisamente nelle missioni sui pianeti esterni. In effetti, il plutonio 238 è un potente emettitore alfa con un tempo di dimezzamento di poco meno di 90 anni.

Si tratterebbe di un elemento particolarmente mortale, soprattutto in caso di contatto diretto, cioè nella catena alimentare. Potrebbe anche essere usato per creare una reazione a catena, cioè, in ultima analisi, per costruire una bomba nucleare.

Fortunatamente, la radiazione alfa può essere bloccata con poco sforzo, quindi il Pu-238 può essere utilizzato in modo pratico. Lasciare il nostro pianeta per questo probabilmente non è una cattiva idea.

Una batteria al plutonio converte l’energia emessa in energia sotto forma di luce infrarossa. Questi RTG in precedenza erano piuttosto pesanti e potevano fornire solo pochi watt di elettricità. La ragione di ciò è semplice: non è auspicabile combinare troppo Pu-238, poiché ciò potrebbe innescare processi di fissione nucleare imprevedibili e incontrollabili.

La NASA ha quindi cercato di aumentare l’efficienza entro un limite predefinito, cosa che nei primi studi ha avuto un notevole successo. La nuova batteria può produrre 8 watt di elettricità da poco più di 100 grammi di Pu-238, stabile per decenni. Basta un’area di poco meno di 30 x 30 centimetri (un piede per un piede) per emettere luce infrarossa.

La seconda fase della ricerca dovrebbe consentire di apportare ulteriori miglioramenti. Attualmente la batteria al plutonio è quasi cinque volte più efficiente rispetto ai suoi predecessori. Attraverso l’uso di materiali migliorati dovrebbe essere possibile aumentarlo ulteriormente dello stesso fattore.

Soprattutto, ciò permetterebbe di ridurre ulteriormente le dimensioni della struttura, in modo da costruire satelliti quanto più piccoli e leggeri possibile, che devono fare a meno della luce solare. L’alimentazione elettrica per l’elettronica e per altri strumenti di misura sarebbe comunque garantita per un periodo molto lungo.

Anche se le prestazioni di una batteria del genere dovrebbero essere assolutamente impressionanti, c’è sempre il rischio che il satellite, la fonte di energia e il Pu-238 ricadano direttamente sulla superficie terrestre. E se dovesse accadere, dovrebbe essere nelle dosi più piccole possibili, che altrimenti sarebbe meglio vicino a Saturno, Nettuno o nella nube di Oort.

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