“ogni giorno quando mi alzo mi manca una gamba”, una ventina di giovani vittime presenti al processo d’appello dell’autista

“ogni giorno quando mi alzo mi manca una gamba”, una ventina di giovani vittime presenti al processo d’appello dell’autista
“ogni giorno quando mi alzo mi manca una gamba”, una ventina di giovani vittime presenti al processo d’appello dell’autista
-

Sette anni dopo il tragico incidente di Millas, si è aperto ad Aix-en-Provence il processo d’appello contro l’autista dell’autobus, Nadine Oliveira. Tra le parti civili, Alicia Poveda, alla quale è stata amputata una gamba dopo l’incidente. Spera che venga fatta giustizia.

Gli essenziali del giorno: la nostra selezione esclusiva

Ogni giorno la nostra redazione vi riserva le migliori notizie regionali. Una selezione solo per te, per rimanere in contatto con le tue regioni.

France Télévisions utilizza il tuo indirizzo email per inviarti la newsletter “L’essenziale del giorno: la nostra selezione esclusiva”. Potrai cancellarti in ogni momento tramite il link in fondo a questa newsletter. La nostra politica sulla privacy

Vestita di verde, Alicia Poveda, 19 anni, ha espresso la sua determinazione all’apertura del processo d’appello di Nadine Oliveira ad Aix-en-Provence. “Aspetto che lei sia colpevole e noi vittime, per sempre“, ha confidato ai giornalisti di France 3 Occitanie presenti all’udienza. Alicia, una passeggera dell’autobus durante l’incidente di Millas nel 2017, aveva perso una gamba dopo la collisione con un TER. “Ci penso ogni giorno, ogni giorno quando mi alzo mi manca una gamba, ha rovinato la mia vita, quella dei miei genitori, di tutti quelli che mi circondano“, spiega emozionata. Racconta anche come questo tragico evento abbia sconvolto la sua vita: “Sono diventato adulto da un giorno all’altro, all’età di 13 anniOggi spera di ricevere le scuse dell’autista.

Sette anni dopo questa tragedia che costò la vita a sei scolari e ferì gravemente altri otto, tra cui Alicia, Nadine Oliveira è tornata davanti alla giustizia. Condannata in primo grado a Marsiglia a cinque anni di carcere, di cui quattro con sospensione condizionale, per omicidio e lesioni colpose, resta convinta che le barriere del passaggio a livello siano state alzate. “Se le barriere fossero state abbassate, lei ovviamente non avrebbe mai attraversato questo passaggio a livello“, afferma il suo avvocato, Me Jean Codognès. Precisa inoltre che il suo cliente, capelli ramati tagliati corti e vestito di nero, “vuole assolutamente assistere al suo processoquesta volta, dopo aver dovuto abbandonare il procedimento di primo grado per motivi di salute.

L’automobilista, che prima della tragedia aveva utilizzato quasi 400 volte questo passaggio a livello N.25, mantiene ferma la sua linea di difesa, respingendo l’idea di aver forzato le barriere portando un gruppo di 23 scolari verso Saint-Feliù- d’Avall . Questa posizione immutata suscita il disappunto dei genitori delle vittime, a cominciare da quelli di Teddy, uno dei bambini deceduti. “Il primo processo aveva permesso di fare passi avanti su molte cose e loro ne erano usciti sollevati. Ma non si aspettano molto dal processo d’appello“, si rammarica del loro avvocato, Me Éric Moutet. “L’importante, credo, è se questa volta riuscirà ad affrontare il processo, ad esserci.”

Questo secondo processo, in programma fino al 25 novembre, si svolge con una presenza ridotta delle parti civili, con solo una ventina di giovani vittime e genitori presenti in aula. Il procedimento sarà trasmesso in diretta presso il tribunale di Perpignan, mentre la questione della responsabilità di Nadine Oliveira resta al centro delle discussioni.

Scritto con Laura-Laure Gally, Romane Sabathier e AFP.

-

PREV I prezzi del petrolio sono in aumento: quale impatto sui prezzi alla pompa?
NEXT Gli Stati Uniti scoprono che i social network effettuano una “sorveglianza di massa”