Inutile cercare la Place des Otages sulla mappa di Tel Aviv: è ancora sconosciuta nella toponomastica ufficiale. Tuttavia, qualsiasi israeliano sarà in grado di indicarti la strada. Boulevard du Roi Saul, di fronte all’ingresso del quartier generale dell’IDF, la spianata in stile brutalista del Museo d’Arte Moderna è diventata il punto d’incontro per sostenere i 253 israeliani e stranieri rapiti un anno fa da Hamas, 101 dei quali lo sono ancora detenuto nella Striscia di Gaza. Un’agorà dove si trovano gruppi di discussione, delegazioni in visita ufficiali, stand dove si possono acquistare magliette a qualsiasi ora Liberateli adesso! (Liberateli adesso!) e la riproduzione lunga trenta metri di uno dei tunnel che attraversano Gaza e in cui si dice siano prigionieri gli ostaggi.
Persone assenti così presenti da diventare ossessive. I loro volti e gli slogan che ne chiedono la liberazione sono ovunque nel Paese: sui muri, appesi sui ponti sovrastanti le autostrade, attaccati alle auto, in modo trasparente su tutta l’altezza dei grattacieli del quartiere degli affari di Tel Aviv, sotto forma di pini che rappresentano un nastro giallo esibito dai funzionari ai vertici dello stato ebraico.