Perdendo molto sangue, la vittima è fuggita in strada in mutande per allertare i vicini. L’imputata ha chiamato una delle sue amiche dalla quale si era recata e alla quale ha spiegato di aver appena litigato con il compagno, ma non ha chiamato i soccorsi. Il ferito è stato trovato all’esterno da terzi e la sua vita è stata ritenuta in pericolo quando è stato trasferito in ospedale. La ferita verticale alla gola, profonda e larga diversi centimetri, ha potuto essere curata. Fortunatamente, il frammento non ha reciso l’arteria giugulare o carotide.
I due protagonisti erano sotto l’effetto di alcol al momento dell’accaduto, a seguito di una festa di compleanno. L’imputata, in udienza, ha sostenuto di non ricordare più realmente i colpi ma ha indicato di essersi difesa ed ha invocato la legittima difesa. Ha anche negato qualsiasi intento omicida.
La sentenza pronunciata martedì non segue questa tesi e ritiene accertata la volontà di uccidere dell’imputato. La sospensione parziale dei quaranta mesi di carcere imposta impone al Néolouvaniste di smettere di consumare alcol, di seguire cure e di sottoporsi a un regolare monitoraggio medico e psicologico.
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