La Francia vuole che la Svizzera contribuisca a finanziare le sue nuove centrali nucleari

La Francia vuole che la Svizzera contribuisca a finanziare le sue nuove centrali nucleari
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Pubblicato il 7 aprile 2024 alle 16:08 / Modificato il 7 aprile 2024 alle 18:32

Parigi vuole costruire sei nuovi reattori nucleari entro il 2050 e sta studiando la possibilità di costruirne altri otto. Costo totale? 100 miliardi di euro. E a questo finanziamento il presidente francese Emmanuel Macron chiede che la Svizzera contribuisca, riferisce il NZZ am Sonntag. “La Francia ritiene opportuno che i paesi che non vogliono nuove centrali nucleari in patria, ma che importano volentieri elettricità nucleare dalla Francia, partecipino ai costi di costruzione delle nuove centrali nucleari previste in Francia”, ha indicato il presidente nel corso di un incontro tra giornalisti europei e il Ministero degli affari esteri francese a Parigi alla fine di marzo, facendo esplicito riferimento alla Svizzera, secondo il quotidiano di lingua tedesca.

“Se la legge vieta allo Stato di costruire centrali nucleari all’estero, l’industria elettrica svizzera potrebbe benissimo investire in Francia, lo ha già fatto”, precisa il quotidiano della domenica. Infatti, negli anni ’70, mentre una parte della popolazione si opponeva al progetto della centrale nucleare di Kaiseraugst, le grandi società elettriche svizzere decisero di investire a Fessenheim, a Cattenom o nella centrale nucleare di Bugey, situata a un centinaio di chilometri da Ginevra. L’obiettivo? Ottenere la garanzia di poter importare l’energia nucleare francese.

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Fukushima, la svolta

In Svizzera le reazioni variano, spiega in dettaglio NZZ am Sonntag. Se alcuni rappresentanti del settore elettrico “ritengono che l’idea meriti di essere esaminata”, grandi aziende elettriche come Alpiq, Axpo o BKW si oppongono alla richiesta francese, rispondendo al quotidiano tedesco di voler concentrarsi sullo sviluppo delle energie rinnovabili . “Alpiq non ha interesse a investire in nuove centrali nucleari in Francia”, scrive un portavoce dell’azienda energetica svizzera.

Nel 2011, l’incidente del reattore di Fukushima in Giappone ha segnato una svolta nella politica svizzera e ha segnato l’inizio della fine dell’atomo: due mesi dopo il disastro, il Consiglio federale ha deciso di abbandonare gradualmente lo sviluppo del nucleare. Una svolta confermata dalle urne: nel 2017 oltre il 58% della popolazione ha accettato la nuova legge sull’energia che prevedeva la chiusura graduale delle centrali esistenti. Ma gli svizzeri voteranno ancora una volta sull’atomo; lo scorso febbraio è stata presentata un’iniziativa volta a invertire il desiderio popolare di fare a meno dell’energia nucleare. Per quanto riguarda la Francia, se si era cercato di ridurre la dipendenza dal nucleare, l’invasione russa dell’Ucraina ha rimescolato le carte.

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