Gustaaf Van Eycken BELGA FOTO
Incarcerato da più di 50 anni, è il “detentore del record” nelle carceri belghe. Stef Van Eyken, alias “Il vampiro di Muizen”, commise tre omicidi per i quali fu condannato a morte, commutata in ergastolo. Deve il suo nome a Muizen, una località di Mechelen, città nella quale commise i suoi omicidi. Il lato vampirico si ispira al suo modus operandi.
Contesto familiare complicato
Van Eyken è cresciuto in un ambiente molto complicato: un padre alcolizzato, scomparso da un giorno all’altro per arruolarsi nella Legione Straniera perché aveva un omicidio sulla coscienza. Sua madre si risposò, ma anche il patrigno era aggressivo, violento e alcolizzato. Sua madre ha sviluppato la sclerosi multipla e si è ritrovata su una sedia a rotelle. Un’altra confessione del serial killer: ha subito abusi sessuali da parte della zia per quattro anni a partire da quando aveva nove anni.
Ha iniziato i suoi crimini molto giovane, quando ha aggredito una ragazza di 11 anni ed è stato mandato in manicomio. Completò quindi il servizio militare e successivamente divenne ferroviere presso lo scalo di smistamento di Muizen.
Gli omicidi
Negli anni ’70 iniziò i suoi omicidi. Ha preso di mira principalmente le donne, che ha aggredito e violentato sessualmente, per poi ucciderle mediante strangolamento. Ha lasciato tre vittime: Marie-Thérèse Rosseel, Ida Smeets e Lutgarde Van der Wilt. Furono assassinati tra il 1971 e il 1972 a Muizen e Bonheiden, con un modus operandi assolutamente abominevole.
Mordeva le sue vittime in vari punti del corpo, comprese le parti intime e il seno. Ecco perché è stato scelto il suo soprannome di “vampiro”. Le donne uccise avevano 17, 19 e 47 anni.
Dopo la sua terza vittima, sarà sospettato. Dopo il ritrovamento del corpo di Lutgarde Van der Wilt, è passato sul posto in bicicletta, ma gli ispettori hanno trovato strano il suo comportamento. Decisero allora di seguirlo a casa sua. Ben presto si accorgono che l’uomo ha una macchia di sangue sulla manica: hanno trovato il colpevole.
Non una prima volta
Ha subito confessato i fatti e ha chiesto di essere rinchiuso (anche se ovviamente lo sarebbe stato), ritenendosi un pericolo per gli altri.
Evidentemente, minorenne, avrebbe tentato di aggredire e strangolare una giovane donna, che però era sopravvissuta. A poco a poco, l’indagine rivelò che aveva abusato sessualmente di molte altre donne, tentando di ucciderle. Ma questi atti non furono registrati nel suo casellario giudiziario, vista la volontà che all’epoca aveva di dare una seconda possibilità ai minorenni.
Il nome del serial killer è tornato alla cronaca nel 2016, quando il ministro della Giustizia Koen Geens (nonostante il parere negativo dell’amministrazione penitenziaria) ha autorizzato l’uomo a lasciare il carcere per un giorno per recarsi al capezzale di un amico malato.
Attualmente è il detenuto più longevo del Belgio e si prevede che rimarrà tale per il resto della sua vita.