L’Oceano e la letteratura al centro delle problematiche contemporanee: “blue humanities” e talassopoetica

L’Oceano e la letteratura al centro delle problematiche contemporanee: “blue humanities” e talassopoetica
L’Oceano e la letteratura al centro delle problematiche contemporanee: “blue humanities” e talassopoetica
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Tra poche settimane i luglioisti andranno in spiaggia, seguiti tra poco più di un mese dagli augustiani – se il cambiamento climatico lo consentirà. Il mare resta la meta preferita dei vacanzieri: aspiriamo, da proprietari terrieri quali siamo, al cambiamento di scenario dei paesaggi marittimi – gli inglesi hanno una parola per questo, paesaggio marinorispondendo alle paesaggio. Le prime immagini di ferie retribuite sono legate alla possibilità per le classi popolari di vedere il mare e soggiornare in una di queste “località balneari”, la cui storia risale alla metà del XVIII secolo.e secolo e comincia, anche lì, in Inghilterra, come magistralmente raccontato da Alain Corbin in Il territorio del vuoto: l’Occidente e il desiderio di riva (1750-1840), pubblicato nel 1988.

Quest’estate ricorderemo un anniversario: il primo bagno in mare in Francia, un vero e proprio “happening” prima della lettera, quando la duchessa di Berry entrò in acqua a Dieppe, il 3 agosto 1824, circondata da una folla di curiosi stupiti . La storia dei bagni di mare, prima terapeutici, poi ricreativi, passando dall’aristocrazia britannica alla Francia e dilagando di ceto sociale in ceto sociale fino al popolo, è ormai ben nota.

Nonostante questa rituale e frenetica corsa di infradito verso la spiaggia, asciugamano e ombrellone in mano, l’Oceano con la O maiuscola, termine con cui designiamo l’Oceano globale – resta poco conosciuto.

Da quando l’uomo ha raggiunto l’altezza su un’astronave, siamo abituati a chiamare la nostra Terra il pianeta blu. Due terzi della “terra”, infatti, sono ricoperti dal mare. Lo sapevamo già in teoria, ma senza dubbio avevamo bisogno di immagini per farci percepire la stranezza, la bellezza e la singolarità del nostro pianeta.

Siamo già diventati più marittimi? Non proprio. Ancor meno in Francia, ad eccezione delle regioni costiere ancora troppo spesso considerate marginali, in un Paese accentratore il cui centro radiante si troverebbe da qualche parte tra Parigi e la patria del Re Sole.

Tuttavia, oltre alla realtà geografica e politica – la Francia ha tre facciate marittime e dipartimenti e regioni d’oltremare che rendono il paese il secondo dominio marittimo del mondo, subito dopo gli Stati Uniti e ben prima del Regno Unito – si traduce anche la realtà marittima francese in un notevole potenziale economico e responsabilità geopolitica in un mondo in cui la disgregazione geopolitica compete con la disgregazione climatica.

Possiamo scommettere che l’anno dell’Oceano deciso dal presidente consentirà al Paese di affrontare le molteplici sfide e di cogliere le altrettanto numerose opportunità di un Paese che deve essere all’altezza del proprio destino marittimo. Tuttavia, non dovresti prenderti per Nettuno. Lo sappiamo, dopo la tragedia I persianiquanto costa a chi pretende di dominare il mare Fino ad allora, per molti nostri concittadini, è la spiaggia, “molluschi e crostacei”.

L’oceano nella letteratura

Non abbiamo dimenticato l’essenziale? Non c’è vacanza degna di questo nome senza – almeno – un buon libro. In realtà, non c’è “vita vera” senza letteratura, qualunque sia la stagione. Infatti, un movimento nato al di là dell’Atlantico ha posto da circa quindici anni il mare al centro delle proprie indagini. Le “umanità blu” stanno lavorando per far uscire l’Oceano dall’invisibilità nella quale tutti noi, terrestri e tutti i paesi messi insieme, lo abbiamo relegato. Spiccano alcuni nomi: Margaret Cohen, Steve Mentz, Søren Frank. Ce ne sono molti altri. Quanto agli autori, non possiamo ignorare la ricchezza della letteratura caraibica, inglese e francese, senza sbagliarci e senza stupirci che la splendida epopea contemporanea Omero di Derek Walcott, premio Nobel per la letteratura nel 1992, non è stato ancora tradotto e pubblicato in francese.

La particolarità di “Blue Humanities” è quella di portare alla luce la funzione e i significati dell’Oceano nei testi, anche dove non avremmo pensato di cercarli. Le “Blue Humanities” ci mostrano un Oceano ecopoetico – sappiamo che l’Oceano è il principale regolatore termico del nostro pianeta – ma anche un mare fatale, quello della tratta atlantica degli schiavi e quello dei migranti oggi, ricollegandosi al tragico mare della ​​greci e ricordandoci che il Mediterraneo, lungi dall’essere limitato alla Riviera o a ciò che ne resta, è anche un grande cimitero.

Avevamo quindi bisogno che gli accademici americani ci ricordassero l’importanza dell’Oceano nelle nostre vite e nella nostra morte? Devi crederci. Ma il mare non ha il privilegio delle “correnti” acquatiche e del pensiero, sarebbe forse il caso di evocare il ricordo di Fernand Braudel, di Gaston Bachelard, perfino quello di Michelet e, più vicino a noi nel tempo se non nello spazio, da Glissant, oppure, più lontano da noi nel tempo ma più vicino nello spazio, da Omero. Questo è ciò che fanno con talento anche i nostri colleghi d’oltre Atlantico, ma anche del nord Europa, Søren Frank ricordando anche il contributo vichingo alla navigazione e all’ispirazione letteraria, un margine scandinavo che a volte trascuriamo.

Uno dei vantaggi dell’Oceano, oltre al fatto che offre una riserva infinita di emozioni estetiche, è che ci libera dalla questione del centro, perché non ne ha uno, almeno geograficamente parlando. Geopoliticamente è un’altra questione e la territorializzazione del mare, l’esistenza di zone economiche esclusive, il riarmo navale in tutto il mondo sono lì a ricordarci la dura realtà di un mondo umano e ad incoraggiarci alla vigilanza.

Incontro di scienze e discipline umanistiche

Intorno all’Oceano si sta formando una comunità internazionale di ricercatori. Sembrerebbe addirittura che possa immaginare il passaggio a Nord-Ovest caro a Michel Serres, ovvero l’incontro tra scienze e discipline umanistiche. Oceanografi, storici, filosofi, artisti e letterati di ogni provenienza, scopriamo la fecondità dello scambio di punti di vista, ciascuno con i metodi della propria disciplina o, all’interno di una disciplina, con le inflessioni che gli sono proprie.

Nel campo delle scienze umane, sociali e artistiche, quest’anno si sono svolti in Francia i seguenti eventi: il seminario sulla letteratura artica co-organizzato dall’Università della Sorbona-Parigi IV e dall’EPHE, un convegno “Una storia dell’arte blu. Creazione artistica, biodiversità e ambiente oceanico (XIX-XXI secolo)”, al MUCEM e alla stazione marittima di Endoume, seguito da un altro convegno organizzato dall’Associazione europea per lo studio della letteratura, della cultura e dell’ambiente (EASLCE): “Sea more blu: approcci ecopoetici e interdisciplinari ai mari e agli oceani”. All’École normale supérieure, il seminario sulla “Filosofia dell’Oceano”, co-organizzato dall’Istituto Jean Nicod e dall’EHESS, ha concluso il suo secondo anno, mentre è stato creato il seminario di talassopoetica, nel quadro del Centro di Ricerca sull’Oceano Rapporti tra letteratura, filosofia e morale, nella Repubblica della Conoscenza (USR 3608 ENS, CNRS, Collège de France).

Italiano:

Quindi, se il mare è blu – il colore che è venuto alla ribalta di recente – o il colore del vino, come in L’odisseanon c’è dubbio che essa riservi ai ricercatori che vi si dedicano un vasto ventaglio di scoperte e tutta una serie di possibili relazioni con il nostro mondo.

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