Di fronte alla palese mancanza di dati sull’inquinamento creato dai veicoli spaziali nell’alta atmosfera, l’Agenzia spaziale europea (ESA) non è rimasta con le mani in mano e ha adottato diverse iniziative per documentare i fenomeni in questione. Un esercizio che non è una passeggiata in quanto le suddette macchine, sia che salgano nello spazio sia che ricadano, si muovono a velocità considerevoli. E, come se non bastasse, gli eventi più interessanti si svolgono ad altitudini di diverse decine di chilometri.
Tuttavia, per andare avanti, l’ESA ha deciso di approfittare della prevista distruzione della sua missione Cluster. Lanciato nel 2000, ha studiato l’interazione tra il vento solare e la bolla magnetica generata dalla dinamo del nostro pianeta, che ci protegge dalle particelle energetiche emesse dal Sole. La missione comprendeva quattro satelliti identici che volavano in un tetraedro, C1, C2, C3 e C4, più simpaticamente chiamati Rumba, Salsa, Samba e Tango.
L’8 settembre Salsa fu la prima a completare il suo viaggio, bruciando nell’atmosfera sopra il Pacifico. Questo ritorno fu oggetto di un difficile monitoraggio: sei stazioni sperimentali installate su un piccolo aereo tentarono di osservare C2, che sfrecciava fuori dallo spazio ad una velocità di 40.000 chilometri orari. Tra gli obiettivi dell’esperimento, “comprendere meglio la disintegrazione dei componenti strutturali dei satelliti”precisa l’ESA. L’analisi dei risultati non è stata ancora pubblicata. L’agenzia vorrebbe poter ripetere l’esperimento con C1, C3 e C4, che verranno distrutti nel 2025 e nel 2026, in particolare per studiare le conseguenze dei diversi angoli di rientro nell’atmosfera.
“Mix di misure”
Un altro progetto ESA più ambizioso si chiamava Draco. Il lancio è previsto per il 2027, questo piccolo satellite del peso di 150-200 chilogrammi, delle dimensioni di una lavatrice, salirà nello spazio… per poi ridiscendere mezza giornata dopo. Dotato di sensori e telecamere, registrerà la propria morte, i dati verranno inviati da una capsula interna che sarà indistruttibile.
Anche in questo caso, l’obiettivo principale è osservare la disintegrazione del velivolo ma, per rispondere alla domanda emergente dell’inquinamento chimico dell’alta atmosfera, si è deciso di aggiungere “marker, materiali osservabili a distanza mediante una campagna di osservazione del rientro atmosferico. Ciò darà agli scienziati la possibilità di seguire i processi di ablazione al di fuori delle altitudini alle quali Draco intende registrare i dati.spiega Stijn Lemmens, specialista in detriti spaziali dell’ESA e leader del progetto.
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