“Se ho visto più lontano, è stando sulle spalle dei giganti. » Tratta da una lettera al suo rivale Robert Hooke (1635-1703), questa citazione di Isaac Newton (1642-1727) illustra meravigliosamente ciò che gli antropologi e i biologi comportamentali chiamano “cultura cumulativa”. Nessuno inventa ex nihilo. Anche i geni si ispirano ai primi mille passi dei loro predecessori. In un articolo pubblicato il 21 novembre sulla rivista Scienzaun team europeo ha appena dimostrato che lo stesso vale per gli scimpanzé. Quelli dei nostri cugini non umani che hanno acquisito culture complesse lo hanno fatto traendo ispirazione da conspecifici provenienti da altri luoghi che padroneggiavano tutti o parte di questi comportamenti sociali.
È importante, innanzitutto, ricordare che, contrariamente a quanto si è a lungo pensato, la cultura, cioè l’apprendimento sociale del comportamento, non è appannaggio esclusivo degli esseri umani. Dal 1953 e dall'osservazione dei macachi sull'isola di Koshima, in Giappone, che lavavano le patate prima di mangiarle, gli scienziati hanno capito che anche altri primati, le scimmie, sono capaci di questo. Da allora, dalle balene alle cince fino alle mosche, la cultura ha invaso il regno animale.
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Rimaneva quindi la cultura cumulativa, l'apprendimento sociale di comportamenti troppo elaborati perché un individuo potesse scoprirli da solo. Anche in questo caso il nostro piedistallo è crollato. Due studi sperimentali, uno sugli scimpanzé, l'altro sui bombi, hanno dimostrato, a marzo, l'importanza di un modello per svolgere compiti complessi. Dimostrazioni effettuate in laboratorio, su un distributore di arachidi, per i primi, o con leve per l'accesso all'acqua zuccherata, per gli altri, che hanno stabilito le abilità di queste due specie. Ma com'era nella vita reale?
Set di dati sovrapposti
Per cercare di scoprirlo, il team che riunisce laboratori britannici, svizzeri, tedeschi, austriaci e spagnoli ha messo a punto un protocollo originale: incrociando dati comportamentali e genetici accumulati in vent'anni per cercare di trovare indizi. I primi tengono traccia delle migrazioni delle femmine nella società degli scimpanzé. Raggiunta la maturità sessuale, le giovani scimmie lasciano il gruppo e migrano verso terre più o meno lontane. L'operazione aiuta a evitare la consanguineità. Ma anche, volevano credere i ricercatori, per diffondere comportamenti culturali. Per studiare questi ultimi si sono concentrati sull’utilizzo degli strumenti nella ricerca del cibo.
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